A proposito degli alieni..... di Francesco Toscano ed Enrico Messina
“Se l’Universo brulica di alieni….. dove sono?”
Enrico Fermi
Capitolo II°
Segnali dal passato
Una pittura rupestre rinvenuta in una grotta in Val Camonica raffigurante possibili creature aliene viste dagli occhi di uomini primitivi. (Fonte: dalla rete)
Parte quinta
7. Machu
Picchu e gli Inca.
Perù, culla di un'antica civiltà molto evoluta che scomparve misteriosamente migliaia di anni fa, lasciando in quel territorio alcune testimonianze archeologiche che mettono in luce il livello di sviluppo della sua tecnologia che ancora oggi ci lascia esterrefatti. Chi furono quegli antichi costruttori dei magnificenti siti archeologici nei quali le pietra sono state plasmate in forme e dimensioni che lasciano oggi gli uomini del nostro tempo sgomenti?
Nella
maggior parte del resto del mondo esistono i resti di civiltà che nel corso dei
secoli, sono nate, cresciute, scomparse. A volte per cause sconosciute, a volte
per la furia dei popoli che le hanno conquistate. Resti riapparsi dalle nebbie
del tempo a cui oggi guardiamo con ammirazione. In molte di essi ammiriamo la
perfezione degli allineamenti astronomici e la maestria costruttiva che ha
plasmato la pietra in forme e dimensioni che lasciano sgomenti. Strutture
talmente sofisticate e mastodontiche che ancora oggi sarebbe difficile
realizzare.
Il nostro
viaggio sull'ipotetica linea del tempo alla ricerca degli antichi astronauti ci
porta oggi in Perù, ove vi sono i resti di un'antica civiltà. Chi realizzò Machu
Picchu?
Il Machu
Picchu ['matʃu 'piktʃu] è un sito archeologico Inca
situato in Perù, nella valle dell'Urubamba, a circa 2.430 m.s.l.m.. Il nome
deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima o montagna).
Fa parte
dei Patrimoni dell'umanità stilati dall'UNESCO. Nel 2003, più di
quattrocentomila persone hanno visitato le rovine e l'UNESCO ha espresso
preoccupazione per i danni ambientali che un tale volume di turisti può
arrecare al sito.
Le
autorità peruviane, che ovviamente ricavano dei notevoli vantaggi economici dal
turismo, sostengono che non ci siano problemi e che l'estremo isolamento della
valle dell'Urubamba sia, da solo, sufficiente a limitare il flusso turistico.
Periodicamente viene proposta la costruzione di una funivia per raggiungere la
città dal fondovalle, ma finora la proposta non è passata. La località è oggi
universalmente conosciuta sia per le sue imponenti ed originali rovine, sia per
l'impressionante vista che si ha sulla sottostante valle dell'Urubamba, circa
400 metri più in basso.
Nel 2007
Machu Picchu è stato eletto come una delle Sette meraviglie del mondo moderno.
Machu
Picchu si trova a 13° 9' 47" di latitudine sud e 72° 32' 44" di
longitudine ovest. Forma parte del distretto omonimo, nella provincia di
Urubamba, regione di Cusco, in Perù. La più vicina città importante è Cusco,
attuale capoluogo della regione e antica capitale Inca, a 130 km. I monti Machu
Picchu e Huayna Picchu appartengono a una grande formazione orografica
conosciuta come Batolito di Vilcabamba, nella Cordigliera Centrale delle Ande
peruviane. Si trovano sulla riva sinistra della cosiddetto canyon
dell'Urubamba, conosciuto anticamente come gola di Picchu. Ai piedi delle
alture, praticamente cingendole, scorre il fiume Vilcanota-Urubamba. Le rovine
incaiche si trovano a metà strada fra le cime delle due montagne, a 450 metri
di altitudine sul livello del fondovalle e a 2.438 su quello del mare.
La
superficie edificata misura approssimativamente 530 metri di larghezza e 200 di
larghezza, contando 172 edifici nell'area urbana.Le rovine propriamente dette
sono situate all'interno di un'area intangibile del Sistema Nazionale delle
Aree Naturali Protette dallo Stato (SINANPE, Sistema Nacional de Áreas
Naturales Protegidas por el Estado), chiamata Santuario storico di Machu
Picchu, che si estende su una superficie di 325,92 km² del bacino del
Vilcanota-Urubamba (il Willka mayu o "fiume sacro" Inca).
Il
Santuario storico custodisce e protegge una serie di specie biologiche in
pericolo d'estinzione e vari siti incaici, fra i quali Machu Picchu è
considerato il principale.
Verso il 1440 d.C. la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo imperatore Inca (1438 d.C.- 1470 d.C.), durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba. Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per le sue peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della regione di Cusco, e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso il 1450, un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e religiosi. Si ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000 abitanti: membri di un'élite (probabilmente la panaca di Pachacútec) e acllas. È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna) provenienti da luoghi diversi dell'impero.
Verso il 1440 d.C. la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo imperatore Inca (1438 d.C.- 1470 d.C.), durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba. Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per le sue peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della regione di Cusco, e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso il 1450, un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e religiosi. Si ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000 abitanti: membri di un'élite (probabilmente la panaca di Pachacútec) e acllas. È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna) provenienti da luoghi diversi dell'impero.
Machu
Picchu non era da nessun punto di vista un complesso isolato, per cui il mito
della "città perduta" e del "rifugio segreto" degli
imperatori Inca è privo di fondamento. Le valli che confluivano nella gola
formavano una regione densamente popolata che crebbe spettacolarmente in
produttività agricola a partire dall'occupazione Inca, nel 1440.
Gli Inca
costruirono sul posto molti centri amministrativi - i più importanti dei quali
furono Patallacta e Quente Marca - e numerosi complessi agricoli formati da
terrazze di coltivazione.
Machu
Picchu dipendeva da questi complessi per la sua alimentazione, poiché i campi
del settore agrario della città sarebbero risultati insufficienti per rifornire
la colonia. La comunicazione intraregionale era possibile grazie alla rete
delle strade incaiche: otto di esse conducevano a Machu Picchu.
La
cittadina di Picchu giunse a differenziarsi dalle colonie vicine per la
singolare qualità dei suoi principali edifici.
Alla morte
di Pachacútec, conformemente alle usanze reali incaiche, Machu Picchu e il
resto delle sue proprietà personali sarebbero state trasferite
all'amministrazione della sua panaca, che doveva destinare le entrate prodotte
al culto della mummia del defunto re.
Si presume
che questa situazione si sia mantenuta durante i governi di Túpac Yupanqui
(1470 d.C.-1493 d.C.) e di Huayna Cápac (1493 d.C.-1529 d.C.).
Machu
Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere in
prestigio con le proprietà personali dei successori. Di fatto, l'apertura di
una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo e Vilcabamba (quella della valle
di Amaybamba) disimpegnò la strada della gola di Picchu.
Si suppone
che la città di Machu Picchu fosse stata costruita dall'imperatore Inca
Pachacútec intorno all'anno 1440 e sia rimasta abitata fino alla conquista
spagnola del 1532. La posizione della città era un segreto militare ben
custodito, in quanto i profondi dirupi che la circondano erano la sua migliore
difesa naturale. Difatti, una volta abbandonata, la sua ubicazione rimase
sconosciuta per ben quattro secoli, entrando nella leggenda. Scoperte
archeologiche, unite a recenti studi su documenti coloniali, mostrano che non
si trattava di una normale città, quanto piuttosto di una specie di residenza
estiva per l'imperatore e la nobiltà Inca.
Si è
calcolato che non più di 750 persone alla volta potessero risiedere a Machu
Picchu e probabilmente durante la stagione delle piogge o quando non c'erano
nobili, il numero era ancora minore. La città fu riscoperta il 24 luglio 1911
da Hiram Bingham, uno storico di Yale, che stava esplorando le vecchie strade
Inca della zona alla ricerca dell'ultima capitale Inca: Vilcabamba.
Bingham
compì parecchi altri viaggi ed eseguì scavi fino al 1915 e solo più tardi si
rese conto dell'importanza della sua scoperta e si convinse che Machu Picchu
era quella che lui chiamava Vilcabamba. Di ritorno dalle sue ricerche, scrisse
parecchi articoli e libri su Machu Picchu: il più conosciuto fu “La città
perduta degli Inca”.
Paradossalmente
Vilcabamba non era Machu Picchu: l'ultima capitale era a Espíritu Pampa:
nascosta nella giungla, a poche centinaia di metri da dove era arrivato lui
durante le sue ricerche. Nel 2008 una serie di documenti scoperti negli archivi
americani e peruviani da alcuni studiosi internazionali, tra cui lo storico
americano Paolo Greer, rivelano che il tedesco Augusto Berns scoprì invece
Machu Picchu nella seconda metà dell'800 e costituì una società per sfruttarne
le ricchezze. Berns scoprì la località nel 1867, 44 anni prima che
l'esploratore americano Hiram Bingham la rivelasse al mondo occidentale. Greer
e i suoi colleghi puntano ora a localizzare i tesori perduti, molti dei quali
potrebbero essere finiti in collezioni private.
Ma chi erano gli Inca? Gli Inca furono gli artefici di una delle maggiori civiltà precolombiane che si sviluppò nell’altipiano andino, tra il XIII e il XVI secolo, giungendo a costituirvi un vasto impero. Il termine Inca è perlopiù usato come sostantivo, generalmente al plurale (gli Inca), ma viene utilizzato anche come aggettivo per qualificare manifestazioni varie di questo popolo (ad esempio si utilizzano espressioni quali architettura inca, religione inca, scrittura inca). Il complesso delle attività culturali e formative della collettività in esame viene comunemente indicato come civiltà inca, ma non è raro l'utilizzo del termine gli Inca per riferirsi, in senso lato, alla loro cultura.
Ma chi erano gli Inca? Gli Inca furono gli artefici di una delle maggiori civiltà precolombiane che si sviluppò nell’altipiano andino, tra il XIII e il XVI secolo, giungendo a costituirvi un vasto impero. Il termine Inca è perlopiù usato come sostantivo, generalmente al plurale (gli Inca), ma viene utilizzato anche come aggettivo per qualificare manifestazioni varie di questo popolo (ad esempio si utilizzano espressioni quali architettura inca, religione inca, scrittura inca). Il complesso delle attività culturali e formative della collettività in esame viene comunemente indicato come civiltà inca, ma non è raro l'utilizzo del termine gli Inca per riferirsi, in senso lato, alla loro cultura.
Gli
studiosi di storia precolombiana si sono sempre domandati se gli Inca fossero
stati una stirpe autoctona o se fossero giunti nell’attuale Perù a seguito di
una migrazione da paesi lontani. Particolari ricerche sono state indirizzate a
risolvere il problema esaminando gli aspetti legati alla morfologia,
all’archeologia e alla linguistica, mentre altre si sono orientate sullo studio
dei miti delle origini tramandati dai cronisti spagnoli.
Già William H. Prescott, nella sua monumentale “Conquista del
Perù” aveva fatto riferimento a delle differenze riscontrate tra i crani di
Inca e quelli di peruviani comuni. La sua osservazione derivava dalla lettura
di “Crania americana”, un’opera del suo compatriota Samuel George Morton, uscita
in Filadelfia nel 1839. Morton aveva effettuato delle accurate misurazioni dei
crani delle mummie peruviane con tutt’altro scopo. Era un convinto assertore
della teoria della poligenesi e tendeva a dimostrare che le razze umane non
derivavano dal medesimo ceppo, inoltre riteneva che la misura del cervello
determinasse il livello d’intelligenza.
Tuttavia
dai suoi studi emergeva che i crani di Inca differivano da quelli dei loro
sudditi comuni per un angolo facciale molto più sviluppato.
Le sue
osservazioni hanno alimentato per lungo tempo la convinzione che gli Inca
appartenessero ad una razza estranea alle Ande, ma i moderni ricercatori hanno
opposto alcune considerazioni assai penetranti. Secondo loro, le ricerche di
Morton sono state effettuate su un numero troppo esiguo di reperti per poterle
accettare come conclusioni generalizzate. Inoltre il professore americano non
ha tenuto conto delle pratiche di deformazione del cranio, diffuse nel Perù
dell’epoca, che differivano tra etnia ed etnia con risultati anche imponenti.
L'archeologia
classica non ha permesso di dipanare il mistero dell’origine degli Inca. Scavi
approfonditi nell’area del Cuzco hanno tuttavia dimostrato che l’uso della
ceramica inca appare improvvisamente su un anteriore substrato estraneo, a
riprova dell’arrivo dei suoi utilizzatori, quando erano già in possesso delle
necessarie tecniche artistiche e costruttive. Successive investigazioni su
reperti apparentati trovati in altre aree centroamericane non hanno invece
consentito di riconoscervi una origine comune essendo prevalente l’opinione di
uno scambio limitato tra diverse culture.
Manufatti
di natura inca, prevalentemente metallici, sono stati in effetti ritrovati in
tutto il continente sudamericano, ma sono frutto di scambi o di razzie essendo
i loro possessori ad un livello culturale nettamente inferiore a quello
peruviano.
Si osserva
al proposito che l’esistenza dell’impero inca era già nota ai Portoghesi almeno
dieci anni prima della sua scoperta, grazie ai racconti degli indigeni della
regione del Rio de la Plata con cui erano in contatto. Un avventuriero
lusitano, Alejo García, partecipò personalmente, nel 1526, ad una spedizione
effettuata dagli indigeni Guaraní a scopo di razzia giungendo, attraverso la
selva, fino ai confini orientali del regno di Huayna Capac.
La
comparazione delle ricerche effettuate nei vari campi di indagine non permette
di risolvere con certezza il mistero dell'origine degli Inca, tuttavia consente
di proporre delle ipotesi ragionevolmente probabili sulla loro appartenenza al
ceppo andino, a sua volta derivato da una remota migrazione dal Nord del
continente. Il loro linguaggio, probabilmente puquina, è riferito ad un idioma
usato in una località sui bordi del lago Titicaca. Tutti i miti che li
riguardano hanno in comune l'identificazione del loro luogo di origine in una
zona sempre collocata nei pressi di questo lago.
La loro
presenza nel Cuzco è preceduta da una peregrinazione nella regione, sempre
partendo dal grande specchio d'acqua. Infine nella storia degli Inca troviamo
innumerevoli riferimenti alla zona del lago ritenuta sacra ed oggetto di
pratiche, anche importanti, di devozione.
Per questi
motivi, la maggior parte degli investigatori sulle antichità incaiche sono
concordi nel ritenere che gli Inca derivano da una particolare etnia andina
costretta a lasciare la propria zona d'origine, nei pressi del lago Titicaca,
per una qualche calamità naturale o per un'invasione straniera. La ricerca di
un nuovo territorio avrebbe richiesto parecchi anni e faticose traversie
attraverso scontri con altre tribù ostili ed avrebbe avuto fine soltanto con il
loro ingresso nella conca del Cuzco, scarsamente abitata e oggetto di una
facile conquista.
Solo da
quel momento avrebbe avuto inizio la vera storia degli Inca.
Fanno
eccezione alcuni studiosi tra cui Louis Baudin (Il Perù degli Inca) e José
Imbelloni (La esfinge indiana) che propendono per una origine polinesiana dei
peruviani, Inca compresi, ma la loro resta una tesi isolata seppur appoggiata
da suggestive argomentazioni.
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