Una grande quantità di sfere
indecifrabili sono state ritrovate al di sotto del Tempio di Teotihuacan, (il
templio del Serpente Piumato), arcaica piramide a sei livelli a soli 30 miglia
da Città del Messico e dichiarato insieme all’omonimo insediamento maya, uno
dei più grandi centri urbani del mondo preispanico, patrimonio dell’umanità dall'UNESCO nel 1987.
La città di Teotihuacan, nel
momento di massimo splendore, nella prima metà del primo millennio, fu la più
grande città del continente americano. Il suo nome viene anche utilizzato per
designare la civiltà di cui era il fulcro, che si estese fino a comprendere la
maggior parte dell'attuale Messico.
Abitata vicino al 100 a.C.,
questa città piena di piramidi includeva più di 100.000 abitanti al suo culmine,
ma venne lasciata misteriosamente intorno al 700 d.C. molto prima della venuta
degli Aztechi nel 1300.
Prove archeologiche dimostrano
che la città di Teotihuacan fu abitata da genti di varie etnie, e che
esistevano quartieri distinti per gli Zapotec, i Mixtec, i Maya e
per i Nahua. I Totonac sostennero comunque sempre di essere
stati loro a costruirla, una tradizione proseguita in tempi successivi dagli Aztechi.
Il nome Teotihuacan fu dato
alla città dagli Aztechi solo secoli dopo la sua caduta, e viene tradotto
come "il luogo dove vengono creati gli dei". Sono state proposte
anche traduzioni alternative, quali "Il luogo di nascita degli
dei" e "Il luogo di coloro che hanno la via degli dei
".
Recentemente il glifo che rappresenta la città è stato tradotto come "il
luogo del sacrificio prezioso".
Le sfere in questione sono
stati scoperte nel corso di uno scavo archeologico incentrato su un tunnel, trovato
nel 2003, e che si sviluppa al di sotto della costruzione per un centinaio di
metri, impiegando un robot provvisto di una telecamera a infrarossi e di uno
scanner laser che genera la visualizzazione in 3D degli spazi sotto il tempio.
"Sembrano sfere gialle, ma non comprendiamo il significato. In ogni caso si tratta di una scoperta senza precedenti", ha detto Jorge Zavala, un archeologo dell’Istituto Nazionale di Storia e Antropologia.
Tali oggetti hanno un nucleo di
argilla e sono rivestiti con un materiale giallo chiamato jarosite.
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