lunedì 26 novembre 2012

Resti Anunnaki al British Museum?



















Nella mitologia sumerica il termine Anunna, poi reso in akkadico come Anunnaki/Anunnaku, indica l'insieme degli dèi sumeri, e più tardi assiro-babilonesi

Ma secondo lo studioso Zecharia Sitchin gli Anunnaki si identificherebbero in degli alieni giungenti dal pianeta Nibiru, il famigerato pianeta X o decimo pianeta, il pianeta errante dal periodo di rivoluzione di circa 3600.

Secondo questa argomentazione gli Anunnaki avrebbero avuto un funzione rilevante nel rapido sviluppo della civiltà umana e nello specifico di quella sumera.
Gli alieni sarebbero arrivati da Nibiru, sulla Terra per utilizzare le risorse minerarie del nostro pianeta. Quando il pianeta Nibiru giunse nel punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima missione di 50 Anunnaki capitanata da Enki, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri.
Secondo Sitchin sarebbero arrivati sulla terra 450.000 anni fa, alla ricerca oro che abbisognava per riparare l'atmosfera rarefatta del loro pianeta e lo avrebbero rinvenuto in Africa.
Gli Anunnaki avrebbero prodotto geneticamente l'Homo Sapiens intrecciando la loro razza con l'Homo erectus, con il fine di avere della manovalanza per estrarre metalli dalle miniere.

Sotto la guida di questi esseri, secondo l'interpretazione che Sitchin dà dei testi sumerici, gli uomini avrebbero fondato la civiltà in Mesopotamia, in Egitto e in India, grazie ad una casta di regnanti che avrebbero fatto da intermediari tra gli alieni e gli schiavi.
Sitchin  nei suoi libri traduce i testi sumerici ed evidenzia le somiglianze tra i miti religiosi Sumeri, Greci e Cristiani... La sua visione è semplice ma sconvolgente: i testi sacri dei popoli antichi non è creazione fantastica, ma confusa memoria di fatti realmente avvenuti!

E nel capitolo numero 16 di un suo libro intitolato “Quando i Giganti Abitavano la Terra” asserisce che al British Museum di Londra, più precisamente al Museo di storia naturale, si trovano i resti mummificati non di una semplice regina, ma di una dea Anunnaki. Si tratterebbe delle spoglie della regina Nin.Puabi, individuata da un sigillo cilindrico rinvenuto nel suo corpo.
Sitchin dichiarava che 'Nin' il cui nome indica più di una semplice dinastia reale era veramente una 'dea', o perlomeno possedeva il lignaggio degli Anunnaki, tramite sua madre.  
Quindi uno degli  Anunnaki non avrebbe mai lasciato la Terra, e i suoi resti si troverebbero, appunto, presso il Museo di Storia Naturale di Londra e inoltre sussisterebbero, anche, i resti non di un semplice principe, ma di un re semidio chiamato Meskalamdug.



Il British Museum di Londra il 10 Gennaio 2005, ha confermato che lo scheletro di Puabi si trova al Museo di storia naturale, insieme ad altri reperti provenienti dagli scavi di Leonard Woolley a Ur.
Quindi settant’anni dopo gli scavi di Woolley, avremmo la fortuna, il condizionale è d’obbligo, di avere a disposizione e intatti, i resti dello scheletro di una dea nibiruana e di un re semidio, seppelliti circa 4.500 anni fa.
Si tratta di una scoperta sensazionale, perché se l’identificazione di Puabi come dea Anunnaki e di Meskalamdug come semidio, suggerite da Zecharia Sitchin sono corrette, abbiamo a disposizione due genomi di individui che provengono da un altro pianeta e che potrebbero rappresentare l’anello mancante fra l’Homo erectus e l’Homo sapiens.

Infatti Sitchin asserisce per di più, che su tali spoglie  vi sono tutte le condizioni per comprovare o meno la teoria degli antichi astronauti di Nibiru tramite il test del DNA.
Ma quando Sitchin, nel 2009, contattò il Dottore Margaret Clegg, direttore del Museum for Human Remains, per poter eseguire i test gli fu risposto che: 

"Il Museo non viene utilizzato per eseguire test del DNA sui resti della collezione, e non prevede di farlo nel prossimo futuro."

Peccato!
La verità sarebbe vicinissima ma per ora appare irragiugibile……

Il DNA mitocondriale di Puabi, se la discendenza ricostruita da Zecharia Sitchin è corretta, è puro DNA Anunnaki e se le sue ossa venissero analizzate, potrebbero rivelare le differenze fra il DNA e il DNA mitocondriale che rappresentano il nostro anello mancante genetico, quel piccolo ma fondamentale gruppo di “geni alieni” forse quei 223 geni di cui parla Francis Crik, che circa 300.000 anni fa ci ha fatti passare dalla condizione di ominidi selvaggi a quella di uomini moderni.

Fonti:

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