« Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga »
Il 4 maggio del 1949 si compiva, purtroppo una della più grandi tragedie della storia del calcio italiano.
Il Grande Torino, (ormai Campione d'Italia per la quinta volta consecutiva), di ritorno da Lisbona dove aveva giocato un'amichevole contro il Benfica per salutare l'addio al calcio del capitano della stessa Josè Ferreira che aveva voluto a tutti i costi per quella sua occasione particolare la squadra più forte del mondo di allora, si schianta, con l'aereo che lo stava riportando a casa, nelle colline che circondano la il capoluogo piemontese.
Mazzola e Ferreira si erano conosciuti in occasione della gara tra Italia e Portogallo giocata a Genova. Ferreira chiese a Capitan Valentino di disputare con un’amichevole contro il Torino in occasione del suo addio al calcio. Mazzola si disse d’accordo e l'intesa fu presto raggiunta. L’incontro fu fissato per martedì 3 maggio 1949 ed il Torino ottenne dalla Federazione il permesso di anticipare al 30 aprile la sfida con l’Inter.
La gara contro il Benfica fu una vera amichevole, la formazione granata sconfitta 4-3 con grandi applausi al capitan Ferreira che abbandonava il calcio, in uno stadio gremito da quarantamila persone.
Il giorno seguente, l'intera squadra salì sul trimotore I-Elce per fare ritorno a casa.
Ore 17,05… un pomeriggio di nebbia… era il 4 maggio 1949. Nessuno poteva immaginare la sciagura che si stava consumando sui colli di Torino. Un boato proveniente dalla Basilica di Superga ha scosso il mondo sportivo. Il trimotore FIAT N. 212 delle Aviolinee Italiane si cschianta dietro il moraglione posteriore della basilica che sorge sulle colline torinesi rubando un sogno, un meraviglioso gruppo di ragazzi che ha reso il calcio italiano emozionante, vivo, spettacolare.
Nello schianto morirono i 10/11 della squadra oltre all'equipaggio, direttori tecnici e giornalisti per un totale di 31 persone.
Lo sgomento fu enorme ed il compito più triste di tutti toccò a Vittorio Pozzo, che dovette procedere al riconoscimento delle salme dei suoi ragazzi.
Una lunga, ininterrotta processione rese omaggio alle bare allineate a Palazzo Madama e mezzo milione di persone partecipò ai funerali il 6 maggio 1949. L'intera città di Torino si strinse attorno alla squadra, vero simbolo di un'epoca.
Erano presenti alle esequie rappresentanze di tutte le squadre italiane e di molte squadre straniere, un giovane Andreotti in nome del governo ed il Presidente della Federazione Gioco Calcio, Ottorino Barassi, che fece l'appello della squadra come dovesse scendere in campo. Scrisse Indro Montanelli: "Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta."
Di quella grande squadra si salvarono solo tre giocatori che per svariati motivi non parteciparono alla trasferta portoghese: il secondo portiere Renato Gandolfi che cedette il posto a Dino Ballarin, Sauro Tomà infortunato al ginocchio e Luigi Gandolfi, un giovane del vivaio granata. Si salvarono anche Ferruccio Novo, alle prese con una brutta broncopolmonite, ed il grande telecronista Nicolò Carosio che rimase a casa per la cresima del figlio.
La stagione 1948/49 fu portata a termine dalla formazione giovanile del Torino, che disputò le restanti quattro gare contro le formazioni giovanili delle altre squadre. Il Torino vinse tutte le rimanenti partite, chiudendo il campionato 1948/49 con 60 punti, cinque di vantaggio sull’Inter, seconda in classifica. Ma fu un trionfo amaro, segnato dall’indelebile ricordo della tragedia.
Il 26 maggio 1949 venne organizzata allo stadio Comunale una partita il cui incasso era destinato ai familiari delle vittime.
Contro il grande River Plate si schierò il Torino Simbolo, un gruppo di undici fuoriclasse prestati da tutte le squadre, che indossarono la maglia granata. Per il Toro giocarono Sentimenti IV, Manente, Furiassi, Annovazzi, Giovannini, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi, mentre stella degli argentini era Di Stefano. In un Comunale al limite della capienza la partita-spettacolo terminò 2-2.
Aveva inizio così il mito del Grande Torino e un legame indissolubile fra questa sfortunata e gloriosa squadra e i propri tifosi.
Da allora ogni anniversario della tragedia i supporters granata ricordano con dolore ma anche e sopratutto con orgoglio i propri ragazzi che fecero sognare il mondo. Consapevoli, nonostante le vicende infelici dell'attuale Torino calcio, di essere parte di un'ineguagliabile e immensa passione
Giocatori:
- V. Bacigalupo, G. Gabetto, V. Mazzola capitano, A. Ballarin, R. Grava, R. Menti, D. Ballarin, C. Grezar, P. Operto, E. Bongiorni, E. Loik, F. Ossola, E. Castigliano, V. Maroso, M. Rigamonti, R. Fadini, D. Martelli, J. Schubert.
Direttori tecnici:
- I. Civalleri, A. Agnisetta, E. Egrierbstein, L. Lievesley, O. Cortina.
Giornalisti:
- R. Casalbore, L. Cavallero, R. Tosatti.
Equipaggio:
- C. Bianciardi, A. Pangrazzi, C. D'Inca, A. Bonaiuti, Colonn. Meroni
fonti:
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