Riproduzione del dio Ba’al con la sua consorte nonché sorellastra Ašerah, madre di Jaw/el. |
Yahweh divinità arcaica e
potente, l'origine di tutto, nucleo delle tre grandi religioni abramitiche.
Yahweh, Dio o Allah, stessa
essenza divina a cui si riferiscono l’Ebraismo, il Cristianesimo e l' Islam.
Ma Yahweh nei secoli ha offuscato
un'altra divinità che, in antichità, era allo stesso livello del primo: Asherah,
Divinità femminile della fecondità
che inizialmente usufruiva di quelle considerazioni assegnate al solo Dio.
Francesca Stavrakopoulou, ricercatrice del dipartimento di Teologia e Religione all'università di Exeter, ha indagato la connessione tra Yahweh e Asherah, cercando di svelare i motivi per cui la divinità femminile sia scomparsa quasi completamente dalla narrazione biblica."Forse lo conoscete come Yahweh, Allah o Dio. Ma su un solo punto concordano ebrei, musulmani e cristiani, i popoli delle tre grandi religioni abramitiche: c'è un solo Dio" dice Stavrakopoulou. "E' una figura solitaria, unica, creatore universale, non un Dio tra tanti...o forse è quello che ci piace credere. Dopo anni di ricerca specializzata nella storia e nella religione di Israele, sono giunta alla conclusione, che alcuni potrebbero giudicare scomoda, che Dio avesse una moglie". Stavrakopoulou basa la sua teoria su testi antichi, amuleti e statuette scoperte prevalentemente nella città costiera di Ugarit, elementi che mostrerebbero che il culto di Asherah sia stato parecchio diffuso tra le popolazioni israelite del tempo.
L’orientalista e antropologo Raphael
Patai, ricercatore di fama internazionale, nel 1967, espose il pensiero di una
"doppia venerazione" di Yahweh e Asherah.
Per Patai, già direttore per
l’ONU come responsabile di progetti di ricerca antropologica in Siria,
Libano e Giordania, Asherah sarebbe stata la "regina dei cieli", come
viene chiamata nel Libro di Geremia.
La teoria che Dio potesse avere una compagna fu proposta da Patai insieme ad altri studiosi per via sia di un'iscrizione del VIII° secolo a.C., e sia di informazioni all'interno della Bibbia stessa.
La teoria che Dio potesse avere una compagna fu proposta da Patai insieme ad altri studiosi per via sia di un'iscrizione del VIII° secolo a.C., e sia di informazioni all'interno della Bibbia stessa.
Nel primo caso si tratta di un
coccio di un’anfora portante sopra la raffigurazione di tre figure e una
scritta con cui si richiedeva una sorta di benedizione, e/o protezione per il
viaggiatore durante il suo tragitto a Yahweh e Asherah, scoperto negli anni 60
durante uno scavo in una regione remota del Sinai, chiamata Kuntillet ‘Ajrud.
Suddetta La dicitura ovvero tale una invocazione di benedizione per Yahweh e
Asherah, rappresenta la constatazione che Yahweh e Asherah erano una coppia
divina.
Ma altre informazioni che
rafforzano siffatta idea,(che il Dio della Vecchio e Nuovo Testamento avesse
una compagna), se ne possono trovare anche nella Bibbia.
Iconografia della giara
di Kuntillet Ajrud, con tre figure antropomorfiche e
l'iscrizione «Yahweh [...] e
la sua Asherah»
La Bibbia sembrerebbe confermare il culto di
Ashera nel Libro dei Re, in cui si cita una statua di Asherah nel Tempio di
Yahweh a Gerusalemme.
A questa statua venivano offerti oggetti di tessuto prodotti dal personale
femminile del Tempio. Il testo usa anche il termine "asherah" in due
sensi, per riferirsi ad un oggetto religioso, o per definire il nome della
divinità. "Molte traduzioni in inglese preferiscono tradurre 'Asherah' con
'Albero Consacrato'" dice Wright. "Questo sembra essere parzialmente
dovuto ad un desiderio moderno, ispirato chiaramente dalla narrativa biblica,
di nascondere Asherah dietro ad un velo ancora una volta".
"Asherah non è stata completamente cancellata dalla Bibbia dai suoi editori maschili" dice J. Edward Wright, presidente del The Arizona Center for Judaic Studies e del The Albright Institute for Archaeological Research. "Alcune sue tracce rimangono, e basandosi su queste tracce, sulle prove archeologiche e sui riferimenti a questa dea nei testi provenienti dai territori confinanti con Israele e il Regno di Giuda, possiamo ricostruire il suo ruolo nelle religioni del Levante meridionale". "I riferimenti alla dea Asherah nel Vecchio Testamento sono rari, e sono stati pesantemente modificati dagli antichi autori che hanno unificato i testi sacri" aggiunge Aaron Brody, direttore del Bade Museum e professore associato alla Pacific School of Religion. Brody è convinto del fatto che gli antichi israeliti fossero politeisti, "con solo una piccola minoranza che venerava solo Yahweh prima degli eventi storici del 586 a.C.". Anno in cui venne distrutto il Tempio di Gerusalemme, cosa che secondo Brody "portò ad una visione più universale del monoteismo: un solo dio non solo per il Regno di Giuda, ma anche per le altre nazioni d'Israele".
Il Libro
di Geremia, compilato attorno al 628 a.C., racchiude un possibile legame ad
Asherah nel momento in cui utilizza l’indicazione "regina dei cieli"
nei capitoli 7 e 44.
Ma Asherah non è solo una essere divino che riguarda esclusivamente i culti
abramitici.
Asherah conosciuta ugualmente
come Ishtar e Astarte, era una divinità commemorata in molte culture, dalla
fenicia alla babilonese con origini risalenti a più un millennio prima di Cristo.
Nella miti semitici Asherah/Athirat è
la Grande
Madre semitica, che è presente in un notevole numero di fonti accadiche come
Ashratum/Ashratu e come Asherdu(s), Ashertu(s), Aserdu(s) o Asertu(s).
In testi ugaritici antecedenti
al 1200 a.C., troviamo definizioni che la riguardano che la indicano come "Colei che cammina sul mare".
Athirat, (Asherah) è
quasi sempre designata col suo titolo completo, rabat ʼAṯirat
yammi (ugaritico: rbt ʼaṯrt ym),
«Signora Athirat del Mare» o, in maniera più completa, «Colei che cammina sul
mare».
Tale titolo ritorna dodici
volte nell'Epica di Ba'al.
L'altro suo epiteto divino
era qaniyatu ʾilhm (in ugaritico, qnyt
ʾlm) che
si potrebbe tradurre con creatrice degli dèi (Elohim).
Negli scritti ugaritici Athirat
è la consorte del dio El,
a riguardo vi è anche un riferimento ai 70 figli di Athirat, presumibilmente
gli stessi 70 figli di El.
È anche
detta Elat («Dea», la forma femminile di El; si veda Allat) e Qodesh,
«Santità».
In certuni elenchi divini
accadici Ashratum /Asherah appare come una delle mogli del dio
Amurru.
In alcuni casi Asherah è
ritenuta collegata alla dea mesopotamica Ishtar, talora descritta
come la figlia di Anu.
Presso gli Ittiti, questa dea
è nominata come Asherdu(s) o Asertu(s), la sposa
di Elkunirsa (dall’appellativo ugaritico El-qan-arsha, «El
creatore della Terra») e madre di 77 o 88 figli.
Nelle lettere
di Amarna un re degli Amorriti è
chiamato Abdi-Ashirta, «Servo di Asherah».
Traccie di Asherah sono presenti anche in Egitto, seppur in forma velata.
A partire dalla XVIII
dinastia, inizia a spuntare con una certa prominenza una dea semitica
chiamata Qudshu, «Santità», assimilata con la dea
egiziana Hathor.
Questa Qudshu non sarebbe da individuare
con Ashtart o Anat, in quanto queste due divinità femminili emergono col loro
nome e con iconografie differenti.
Siffatta dea scompare in età
successive, a partire da quella persiana, a causa del sincretismo tra Qudshu e
Athirat/Ashrtum.
Per quanto riguarda il regno di Israele, sia i ritrovamenti archeoloici che i testi biblici documentano tensioni, nel periodo monarchico, tra gruppi che veneravano Yahweh insieme a divinità locali come Asherah e Ba'al e gruppi che insistevano con la venerazione esclusiva di Yahweh.
La fonte deuteronomista fornisce la prova di un forte partito monoteistico durante il regno di re Giosia (seconda metà del VII secolo), ma la forza e il predominio di una precedente venerazione monoteistica di Yahweh è discussa, in quanto dipendente da quanto materiale deuteronomistico sia basato su fonti più antiche e quanto sia il frutto di un'invenzione dei redattori deuteronomistici volta a rinvigorire la loro visione teologica.I ritrovamenti archeologici registrano l'ampia diffusione del politeismo all'esterno e all'interno di Israele durante il periodo della monarchia.Ad esempio, una struttura cultuale a Taanach (Israele settentrionale, vicino Megiddo) e risalente al X secolo a.C. mostra usi chiaramente politeistici. La struttura ha quattro livelli, o registri. Su quello inferiore, c'è una figura femminile con mani poggiate sulle teste di leoni che le sono posti lateralmente; la figura femminile può essere interpretata come una dea, Asherah, Astarte o Anat. Il terzo registro presenta due figure simili a sfingi alate con uno spazio vuoto tra loro. Il secondo livello contiene un albero sacro fiancheggiato su ambo i lati da ibis, mentre il quarto registro presenta un quadrupede (un bovino o un cavallo) sovrastato dal disco solare. Non è chiaro se Taanach fosse sotto controllo israelita o cananita quando la struttura cultuale fu costruita, e le interpretazioni sono varie. Se il quadrupede sul quarto livello fosse un bovino, potrebbe essere identificato con Yahweh o con Baal, col disco solare a rappresentare o il dio del sole o il cielo.La maggior parte degli autori concordano col fatto che l'albero sacro al secondo livello vada identificato con una asherah, inteso come oggetto di culto piuttosto che come l'immagine di una divinità.Le sfingi alate al secondo livello sono state interpretate come cherubini, tra i quali sarebbe stato rappresentato un'invisibile Yahweh, sebbene un'interpretazione alternativa sia che lo spazio vuoto servisse per permettere agli osservatori di vedere un fuoco o delle figurine all'interno della struttura.Sebbene una varietà di interpretazioni sia possibile, Mark S. Smith conclude che «assumendo che la datazione di questa struttura al X secolo sia corretta, essa testimonia il politeismo in quest'area».
Tutta l’argomentazione fin qui
discussa, concludendo, non ci consente di attestare l'esistenza di un culto
riconosciuto della dea Asherah, ma rappresenta, comunque, una testimonianza della
rilevanza e della diffusione di questo credo religioso nel medio oriente in
vari periodi storici antecedenti a Cristo, lasciando, anche, scorgere quanto la Bibbia abbia omesso, modificato e rielaborato nel corso dei secoli certe forme contenuti e termini della religiosità ebraica.
Fonti:
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