"Potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti..." così afferma il direttore della Specola Vaticana, José Gabriel Funes.
Nel Maggio dell'anno 2008 il Vaticano fece una
dichiarazione sconvolgente: per la prima volta nei suoi duemila anni di storia,
la Chiesa Cattolica riconobbe la possibilità di vita intelligente su altri
pianeti e che credere negli extraterrestri non contraddiceva la fede in Dio.
Ciò significa che stiamo entrando in un'era in cui
l'Universo viene concepito in maniera diversa rispetto a prima? Se è una realtà
per noi, perché non può esserlo per altri esseri dell'Universo che potrebbero
aver visitato il nostro pianeta, magari aver guidato la cultura in tempi
antichi?
Ma che cosa ha innescato questa repentina inversione
di rotta della Chiesa Cattolica per spingerla a rendere noto al mondo che non
siamo soli nell'Universo?
La Chiesa è stata forse influenzata da recenti
scoperte scientifiche? Se sì, quali?
Dal Blog http://cristiancontini.blogspot.com/ apprendiamo che un gesuita del SIV - Servizio
Informazioni del Vaticano ( la Cia Pontificia) con autorizzazione ‘Secretum
Omega’ ha confessato al giornalista Cristoforo Barbato le relazioni
intrattenute per lunghi anni dal Vaticano con una razza Aliena.
In particolare si evidenzia che è avvenuto:
un incontro di una delegazione Aliena di Grigi (in
California nella base di Muroc Airfield) con il presidente americano Eisenhower
e a cui presenziò il Vescovo di Los Angeles James Francis McIntyre;
un accordo di collaborazione tra il Papa Pio XII e gli
alieni "positivi" di razza nordica proveniente dalle Pleiadi, poi
interrotto.
Ed inoltre si precisava che:
il Vaticano possiede in Alaska un radiotelescopio
avanzatissimo gestito solamente da gesuiti e che è ubicato all'interno di un
impianto industriale per il recupero del petrolio;
Il Vaticano all'interno di un programma di
esplorazione spaziale avviato nei primi anni ‘90 denominato SILOE, aveva
fotografato un pianeta di dimensioni enormi in avvicinamento al sistema solare
e pieno di alieni cattivissimi e bellicosi.
Lo studio dell’universo è un’attività che dà
importanti risposte ma che pone anche grandi domande, capaci di far vacillare
perfino i più preparati uomini di scienza. Qualcuno potrebbe pensare che non
sia così per l’uomo di fede: a lui l’universo non dovrebbe nascondere troppe
sorprese. Un astronomo religioso si limiterà probabilmente ai piaceri della
contemplazione del creato.
A dimostrare che non è così ci pensa padre Josè Funes,
astronomo, gesuita e direttore della Specola Vaticana dal 2006. Con lo spirito
critico e l’entusiasmo propri dello scienziato, Funes ha più di una volta
espresso il suo interesse per la questione dell’esistenza di vita
extraterrestre e la convinzione che una tale eventualità non contrasterebbe con
la dottrina cattolica: l’ultima volta pochi anni fa, quando al termine della
settimana di studi sull’astrobiologia organizzata dall’Osservatorio ha spiegato
che “nonostante l’astrobiologia sia un campo nuovo e un argomento ancora in
fase di sviluppo, le domande riguardanti l’origine della vita e la sua
esistenza da qualche altra parte nell'universo sono molto interessanti e
meritano seria considerazione. Questi interrogativi hanno molte implicazioni
filosofiche e teologiche”.
Poco più di un anno fa, in un’intervista
all’Osservatore Romano, Funes ha sostenuto la possibilità dell’esistenza di
altre forme di vita nell’universo, e che ciò non sarebbe un problema per la sua
fede: “Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero
esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio [...]. Per dirla con
San Francesco, se consideriamo le creature terrene come “fratello” e “sorella”,
perché non potremmo parlare anche di un “fratello extraterrestre”? Farebbe
parte comunque della creazione”. Slancio apprezzabile e posizione certamente
affascinante: resta qualche dubbio sulla coerenza con la dottrina. Qualcuno, ad
esempio, ha già fatto notare che l’unicità della discesa agli inferi di Gesù
rende piuttosto problematica la possibilità della redenzione per i fratelli
alieni.
La soluzione proposta dallo stesso Funes – delle
numerose forme di vita nell'universo, soltanto i terrestri si sarebbero
macchiati del peccato originale – non sembra così convincente. Far convivere
extraterrestri e cristianesimo, insomma, potrebbe non essere facile quanto il
gesuita sembra sperare.
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