lunedì 3 ottobre 2011

Il mito della creazione secondo i Maya




Quale è il mistero della vita nel nostro pianeta?

Tutte le antiche civiltà hanno cercato di dare una spiegazione che in genere va tra il religioso e l’epico.
Anche i Maya tra le culture più antiche e misteriose hanno la loro visione.

Visione che si basa su un testo antichissimo il Popol – Vuh;  libro che tratta allo stesso tempo di miti, e di leggende, di  cosmologia e di storia Maya.


Il testo fino ad oggi conosciuto e completo è quello redatto in dialetto maya.

Dopo la conquista spagnola del Guatemala, l'uso della scrittura maya fu proibito e fu introdotto l'alfabeto latino. Comunque alcuni sacerdoti e funzionari maya continuarono illegalmente a copiare il testo, usando però i caratteri latini. Una di queste copie fu scoperta nel 1702 circa da un sacerdote di nome Francisco Ximénez nella cittadina di Chichicastenango, in Guatemala. Contravvenendo alla prassi, padre Ximénez non bruciò il manoscritto, anzi ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Proprio questa copia venne in seguito ritrovata presso la biblioteca dell'Università di San Carlos, a Città del Guatemala, nel 1854, dall'abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer.
Secondo alcuni studiosi il testo del manoscritto Ximénez, rimane copia fedele e senza correzioni di un testo iconografico ancora più antico, dal quale l’originale Popol Vuh sarebbe stato tratto.
Altri affermano che il testo del manoscritto Ximénez contiene errori alla luce dell'esatta traslitterazione di un precedente testo pittografico, una prova che il Popol Vuh è basato su una copia di un testo molto precedente e quindi ci furono sicuramente aggiunte e modificazioni al testo al tempo della colonizzazione spagnola, in quanto la maggior parte dei governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya.

 Il manoscritto è ora conservato nella biblioteca Newberry a Chicago in Illinois.

Quichè del Guatemala, è in primo luogo la storia della creazione, una creazione che si suddivide in quattro atti, quattro Creazioni successive; questa concezione fu condivisa da tutti gli abitanti dell’America Centrale. Anche se il testo del Popol – Vuh che ci è pervenuto è stato scritto intorno al 1550, in dialetto Quichè trascritto in caratteri latini contiene tutte le conoscenze che erano state trasmesse fino a quel momento.
Vera e propria Genesi dei Maya Quichè, scritta in un sol fiato senza divisioni in capitoli, il Popol – Vuh rimane il testo essenziale per comprendere l’anima profonda dei Maya. Esso ci riferisce il mito della Creazione così come lo concepivano i Maya, e descrive l’evoluzione dell’umanità con le sue diverse creazioni e i suoi successivi cataclismi.
Dal mito della creazione si passa alle storie dei due semidei eroi gemelli Hunahpu (Junajpu) e Xbalanque (Xb'alanke), figure salienti della mitologia maya e si prosegue con i dettagli della fondazione e della storia del regno Quiché, in cui si cerca di mostrare come il potere della famiglia reale provenga degli dei.

Il Popol – Vuh comincia dal caos primitivo e finisce quando viene raggiunto un livello superiore di civilizzazione. Il testo si apre con la creazione della Terra e degli animali da parte di Gucumatz e Tepeu, un Dio e una Dea che vengono assistiti da misteriose entità chiamate “Antenati circondati dalla luce”. Il seguito della narrazione è molto simile alla storia tramandata dal libro della Genesi; dalla terra e dal fango venne creata la carne dell'uomo, al quale i “Signori Celesti” proibirono di avvicinarsi ad un “albero magico” e di coglierne i frutti. Sarà una vergine, Cuchumaquic, che contravverrà al divieto; in seguito a questa sua disobbedienza la donna acquisterà l'immortalità' e diverrà portatrice di vita, rimanendo incinta. Secondo il Popol Vuh, i primi uomini che abitarono la Terra erano in grado di vedere tutte le cose, fossero queste vicine o lontane, erano anche dotati della onniscienza e di una grande saggezza; queste doti, probabilmente ereditate dai loro stessi creatori, misero in allarme gli Antenati, scatenando allo stesso tempo la loro gelosia; per evitare che gli uomini fossero uguali ai loro creatori, venne loro annebbiata la vista e ben presto, il genere umano, cadde nel buio dell’ignoranza, una immagine che forse è meglio interpretare come un lungo processo che portò l’uomo a dimenticare quasi completamente le proprie origini.
Chi sono quindi questi misteriosi Antenati?
Non si tratta certo di divinità comuni, assimilabili alle varie tradizioni mitologiche conosciute; da una analisi comparativa è molto più facile accostare gli Antenati agli Dei del popolo Sumero, perennemente in lotta tra loro, con passioni e vizi molto “umani”, sempre preoccupati di mantenere nell’ignoranza l’uomo per poterlo meglio “usare” e dirigere.

 Se gli Antenati dei Maya ci hanno, in qualche modo, riportato alla mente l’immagine di esseri non terrestri impegnati nella “costruzione” del genere umano, il loro accostamento con il mito dei Sumeri rafforza ancora di più questa ipotesi; i creatori sumeri erano infatti gli “Anunnaki”.
Anche i creatori sumeri vengono raffigurati accanto ad un simbolico “albero della vita”, e non è sicuramente una coincidenza il fatto che molte vittime di Abduction descrivano i loro rapitori esattamente come gli “Anunnaki” dei sumeri. Tra le testimonianze più interessanti, è possibile citare quella di Betty Andreasson, alla quale i rapitori alieni si presentarono definendosi con il titolo di “Guardiani”, mentre in uno dei tanti casi investigati dal ricercatore Michael Hesemann, il testimone descrisse gli alieni in azione intorno ad un congegno del tutto simile ad un “'albero della vita” sumero.
“Are utzijoxik wa'e k'ak atz'ininoq,k'akachamamoq, katz'inonik, k'akasilanik,k'akalolinik, katolona puch upa kaj……”


 "Questo è il racconto di come tutto era sospeso, tutto calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo, e la distesa del cielo era vuota………” 
Fonti:

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