A proposito degli alieni..... di Francesco Toscano ed Enrico Messina
“Se l’Universo brulica di alieni….. dove sono?”
Enrico Fermi
Capitolo II°
Segnali dal passato
Una pittura rupestre rinvenuta in una grotta in Val Camonica raffigurante possibili creature aliene viste dagli occhi di uomini primitivi. (Fonte: dalla rete)
Parte quarta
6. Le
Piramidi,uno dei più grandi enigmi della Storia, e i templi Egizi.
Chi costruì le Piramidi della piana di Giza? Secondo una leggenda dell'antico Egitto, molto tempo prima dei faraoni, un dio arrivò dalle stelle, con altri della sua razza. Essi portarono in dono agli uomini il sapere e la forza. Poi tornarono alla loro casa fra le stelle. Solo uno rimase sulla terra, e insegnò al popolo del Nilo i segreti della propria gente. Quando morì fu sepolto in un luogo segreto: la tomba del "visitatore".
"La nostra attuale civiltà globale è stata la prima sulla Terra, o ne è esistita almeno un'altra se non pari senz'altro superiore tecnologicamente? Per la realizzazione di determinate costruzioni e altri reperti del passato erano necessari mezzi evoluti, forse anche più di quelli di cui la nostra civiltà attuale dispone, e senz'altro non erano sufficienti tutta la buona volontà e il fervore di uomini appena usciti dall'età della pietra. Per spostare blocchi del peso di 200 tonnellate e porli magistralmente in opera servono tecnologie avanzate e non solo belle parole! E' stato verificato da tempo che molte antiche costruzioni risultano orientate astronomicamente. Questo elemento non dimostra solamente che popoli dell'antichità, come gli Egizi ad esempio, avevano un sistema di conoscenze astronomiche estremamente evoluto, ma fornisce anche lo spunto per poter utilizzare nell'indagine strumenti forniti da quella disciplina denominata Archeoastronomia."
Le
Piramidi di Giza |
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Le grandi piramidi sono disposte a riprodurre esattamente la
costellazione di Orione. E non solo. Le proporzioni e l'orientamento delle
piramidi sono stupefacenti. All'epoca della presunta costruzione i condotti
sud e nord al suo interno puntavano rispettivamente verso la cintura di
Orione e verso Sirio quelli a sud, mentre quelli a nord verso la stella
polare e verso la testa dell'orsa minore.
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Chi
costruì le piramidi di Giza? Quale era la loro reale funzione?
Secondo
l'egittologia classica le piramidi erano delle case - tomba, o per meglio dire
delle macchine-tomba; il luogo in cui l'anima del faraone, attraverso un lungo
ed articolato processo con contestuale giudizio, sarebbe riuscita a trascendere
la vita terrena e raggiungere l'aldilà ed infine vivere in eterno,
ricongiungendosi con quanti lo avevano preceduto nel viaggio ultraterreno teso
a raggiungere il luogo in cui tutto ebbe inizio: la costellazione di Orione,
luogo secondo cui gli egizi pensavano vivesse Osiride, signore dell'eternità.
La necropoli di Giza è situata nella piana di Giza, alla periferia de Il Cairo, in Egitto. Questo complesso di antichi monumenti dista 8 km circa dall'antica città di Giza, sul Nilo, e 25 km circa dal centro del Cairo in direzione sud-ovest. Al suo interno si trova la Piramide di Cheope (o Grande Piramide,fu la prima eretta a Giza. I lati della base, che è quasi esattamente un quadrato, misurano metri 230,4; 230,52; 230,6; 230,54. L’altezza originaria era 146,7 m. I lati sono orientati secondo i punti cardinali con una precisione che ha sempre stupito: l’errore è circa 3'), l'unica tra le sette meraviglie del mondo antico giunta sino ai giorni nostri.
La fase
principale di costruzione della necropoli avvenne attorno al XXV secolo a.C. e
fu resa popolare ai tempi dell'Ellenismo nel momento in cui la Piramide di
Cheope fu inserita da Antipatro di Sidone nella lista delle sette meraviglie
del mondo. Gli scavi degli ultimi sessant'anni hanno notevolmente modificato il
concetto di piramide.
Lungi
dall'essere un semplice tumulo di forma geometrica a sè stante e innalzato
sopra un sepolcro regale,o, per dare una definizione più esatta, una tomba
gigantesca a base quadrata con quattro lati triangolari uguali e uniti al
vertice, essa ci appare oggi piuttosto come il fulcro di una vasta zona funeraria
che comprende altre tre parti distinte.
Prima di
tutto ai margini del deserto e sovrastante il terreno coltivato, in modo da
essere accessibile in barca durante la stagione della piena, sorgeva un tempio
in valle, edificio di modeste dimensioni, ma non meno sontuoso. Di lì, un
passaggio soprelevato, lungo sovente quasi mezzo chilometro, conduceva al
tempio funerario vero e proprio che dava direttamente accesso al lato orientale
della piramide dove una finta porta, o una stele arretrata imitante un portale,
aveva lo scopo di permettere al defunto monarca di uscire a prendere la propria
parte dei generosi prodotti dei molti fondi annessi al complesso funerario. Le
pareti di questi tre elementi architettonici potevano essere adorne di rilievi
e iscrizioni illustranti le varie attività che si svolgevano nelle tenute
regali, le imprese del faraone e i riti quotidiani e festivi celebrati in suo
onore.
Descrivere
le piramidi di Giza come una delle sette meraviglie del mondo sembra quasi un
sottovalutarle, perché la grande piramide supera in volume qualsiasi edificio
eretto dalla mano dell'uomo, e in altezza (146 metri circa), tra i monumenti
costruiti interamente in pietra, è superata solo dai campanili della cattedrale
di Colonia. I nomi degli artefici dei tre giganti che si estendono
diagonalmente attraverso l'altopiano desertico di Giza ci sono stati riferiti
da Erodoto come Cheope, Chefren e Micerino. Benché siano tutt'altro che esatti
ci sono divenuti così familiari che l'uso ne è pienamente giustificato.
La grande piramide è già stata tante volte e così esaurientemente descritta che non occorre aggiungere altro se non che la disposizione interna presenta due radicali mutamenti nel progetto, fra i quali la meravigliosa grande galleria in pendio che sale alla vera camera sepolcrale, un'imponente sala di granito detta ora la camera del Re.
Poco ci è noto della vita del costruttore della grande piramide, salvo questa testimonianza materiale del suo autocratico potere. Secondo una leggenda dell'antico Egitto, molto tempo prima dei faraoni, un dio arrivò dalle stelle, con altri della sua razza. Essi portarono in dono agli uomini il sapere e la forza. Poi tornarono alla loro casa fra le stelle. Solo uno rimase sulla terra, e insegnò al popolo del Nilo i segreti della propria gente. Quando morì fu sepolto in un luogo segreto: la tomba del "visitatore". Dietro la nascita dell'antico Egitto si nasconderebbe, dunque, la regia di una razza aliena tecnologicamente più avanzata ?
«Le pietre delle piramidi», volendo citare Jean-Charles Moreux (da "Non è Terrestre" di Peter Kolosimo,pagg. 178 - 180), «sono connesse con tanta esattezza (benché alcune siano lunghe sino a dieci metri), che si può passare una lama di temperino sulla loro superficie laterale senza scoprire il solco che le divide. Eppure non ci si servì di calce! Uno dei più grandi imprenditori degli Stati Uniti ha fatto notare che oggi noi non possediamo macchine capaci di produrre due superfici che si connettano fra loro perfettamente come sono connesse le pietre della Grande Piramide.
La grande piramide è già stata tante volte e così esaurientemente descritta che non occorre aggiungere altro se non che la disposizione interna presenta due radicali mutamenti nel progetto, fra i quali la meravigliosa grande galleria in pendio che sale alla vera camera sepolcrale, un'imponente sala di granito detta ora la camera del Re.
Poco ci è noto della vita del costruttore della grande piramide, salvo questa testimonianza materiale del suo autocratico potere. Secondo una leggenda dell'antico Egitto, molto tempo prima dei faraoni, un dio arrivò dalle stelle, con altri della sua razza. Essi portarono in dono agli uomini il sapere e la forza. Poi tornarono alla loro casa fra le stelle. Solo uno rimase sulla terra, e insegnò al popolo del Nilo i segreti della propria gente. Quando morì fu sepolto in un luogo segreto: la tomba del "visitatore". Dietro la nascita dell'antico Egitto si nasconderebbe, dunque, la regia di una razza aliena tecnologicamente più avanzata ?
«Le pietre delle piramidi», volendo citare Jean-Charles Moreux (da "Non è Terrestre" di Peter Kolosimo,pagg. 178 - 180), «sono connesse con tanta esattezza (benché alcune siano lunghe sino a dieci metri), che si può passare una lama di temperino sulla loro superficie laterale senza scoprire il solco che le divide. Eppure non ci si servì di calce! Uno dei più grandi imprenditori degli Stati Uniti ha fatto notare che oggi noi non possediamo macchine capaci di produrre due superfici che si connettano fra loro perfettamente come sono connesse le pietre della Grande Piramide.
«L'insieme
della costruzione pesa circa 6 milioni di tonnellate occorrerebbero quindi 6000
locomotive capaci di trarre mille tonnellate ognuna per trasportarla.
L'attuale
disponibilità finanziaria dell'Egitto non basterebbe a pagare gli operai che
fossero incaricati di demolirla. Il suo architetto, chiunque sia stato, mirava
dunque ad erigere un monumento perenne. In realtà, nessuno ha ancora toccato
l'audacia dei costruttori della Grande Piramide: sì pensi che questa montagna
di massi supera di 40 metri il Duomo degli Invalidi, di 66 il Pantheon e di 77
le torri di Notre Dame di Parigi!». «Quanto all'orientamento», continua Moreux,
«le facce della piramide avrebbero dovuto esser rivolte ai quattro punti
cardinali; ma tanto non riuscì con esattezza, se non con la piramide di Cheope.
Il problema è infatti arduo, e creò difficoltà assai gravi anche agli
architetti più esperti.
Abbiamo, è
vero, la bussola, ma tutti sanno che l'ago calamitato indica il Nord magnetico:
per ogni luogo e per ogni anno — anzi, per ogni giorno — occorre apportare
rettifiche.
«Resta il metodo astronomico, il Nord segnato dalla Stella Polare. Neppure questo è, tuttavia, un dato esatto, poiché quest'astro, che serve per orientarci in pratica, non si trova affatto al polo celeste: attualmente esso descrive attorno a questo “punto ideale”, corrispondente al prolungamento dell'asse terrestre, un cerchio di 1 grado ed 8' di raggio; tra la Stella Polare ed il polo celeste potrebbero, in parole semplici, trovar posto due globi pari alla Luna. La stella che noi chiamiamo “polare”, inoltre, non avrebbe potuto esser così definita 4 mila anni fa. A causa dell'oscillazione della Terra, l'asse del nostro pianeta punta successivamente in direzioni diverse, ed occorre un lasso di 25 mila anni perché venga ricondotto nella stessa posizione. Fra 13 mila anni la nostra stella polare sarà Vega, il bel sole azzurro della Lira; quando fu costruita la Grande Piramide, la stella polare era un astro della costellazione del Dragone.
«Resta il metodo astronomico, il Nord segnato dalla Stella Polare. Neppure questo è, tuttavia, un dato esatto, poiché quest'astro, che serve per orientarci in pratica, non si trova affatto al polo celeste: attualmente esso descrive attorno a questo “punto ideale”, corrispondente al prolungamento dell'asse terrestre, un cerchio di 1 grado ed 8' di raggio; tra la Stella Polare ed il polo celeste potrebbero, in parole semplici, trovar posto due globi pari alla Luna. La stella che noi chiamiamo “polare”, inoltre, non avrebbe potuto esser così definita 4 mila anni fa. A causa dell'oscillazione della Terra, l'asse del nostro pianeta punta successivamente in direzioni diverse, ed occorre un lasso di 25 mila anni perché venga ricondotto nella stessa posizione. Fra 13 mila anni la nostra stella polare sarà Vega, il bel sole azzurro della Lira; quando fu costruita la Grande Piramide, la stella polare era un astro della costellazione del Dragone.
«Per
stabilire il polo celeste bisogna perciò ricorrere ad altri metodi. Gli
astronomi antichi non possedevano certo strumenti esatti come quelli che oggi
usiamo. Il famoso Tycho Brahe, quando volle orientare l'osservatorio
d'Urianenborg, commise, nonostante tutti i suoi calcoli, un errore di 18'
d'arco; e dobbiamo notare che tanto avvenne nel 1577, solo tre secoli e mezzo
fa. Sia per negligenza che per inettitudine, l'osservatorio di Parigi non è
orientato meglio... ed è stato costruito nel 1666!
«Ebbene, un'ulteriore, incredibile
sorpresa attendeva gli astronomi: si scoprì che l'orientamento della Grande Piramide
è esatto con un'approssimazione inferiore a 5'. Qui è assolutamente impossibile
pensare ad una coincidenza, e bisogna ammettere che i costruttori egizi furono
più abili di Tycho Brahe.
«Andiamo oltre: per secoli gli
scienziati d'ogni paese civile cercarono un meridiano ideale per la misurazione
delle latitudini. La scelta cadde dapprima su quello di Parigi, poi su quello
di Greenwich. Ed ora ci accorgiamo che, in realtà, il meridiano ideale è quello
della Grande Piramide. Perché mai?
«In primo luogo, è il meridiano
che passa per la maggior parte di continenti e per la minor parte di distese
marine. È il solo a partire dallo stretto di Bering e (circostanza ancor più
singolare), se si calcola esattamente l'area abitabile dall'uomo, vediamo che
la divide esattamente in due. È giusto, quindi, definirlo ideale, poiché è il
solo ad essere fondato su dati naturali. «I costruttori della Grande Piramide
avrebbero dunque percorso la Terra e disegnato carte geografiche del globo?».
Non solo: l'altezza del monumento è in diretto rapporto (come vedremo) con la
distanza del nostro globo dal Sole. E la distanza della Grande Piramide dal
centro del pianeta è uguale alla distanza della costruzione stessa dal Polo
Nord e, quindi, corrispondente alla distanza dal Polo Nord al centro della
Terra. Resta quindi da chiederci come abbiano fatto a saperlo i progettisti, se
il loro livello di conoscenza era quello dipintoci dalla scienza tradizionale.
Il
tempio di Ramses II
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Per
suffragare la tesi sin qui sostenuta, consideriamo a tal proposito gli sforzi
posti in essere da diversi Stati al mondo, negli anni '60 del secolo scorso,
per trasferire il tempio di Abu Simbel dalla sua originaria sede a
quell'attuale, per far posto alla nascente diga di Assuan. Nel 1960, infatti,il
presidente egiziano Nasser decise l'inizio dei lavori per la costruzione della
grande Diga di Assuan, opera che prevedeva la formazione di un enorme bacino
artificiale.
Tale
grande progetto rischiava di cancellare numerose opere costruite dagli antichi
egizi tra cui gli stessi templi di Abu Simbel. Grazie all'intervento
dell'Unesco, ben 113 paesi si attivarono inviando uomini, denaro e tecnologia,
per salvare il monumento.
Vennero
formulate numerose proposte a tale scopo e quella che, infine, ottenne maggiori
consensi fu quella di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l'intera
parte scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e
successivamente ricostruire i monumenti in una nuova posizione 65 m più in alto
e 300 m più indietro rispetto al bacino venutosi a creare. Il 1 ottobre 1965,
il volto di una delle statue di Ramses II viene rimosso. I lavori durarono
quasi cinque anni, dal 1964 al 1968, e furono impiegati oltre duemila uomini,
guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani provenienti da
Carrara (MS) e Mazzano (BS), ed uno sforzo tecnologico senza precedenti nella
storia dell'archeologia. La ricostruzione comprese anche l'erezione di una
cupola in calcestruzzo armato posta appena sopra il monumento con la duplice funzione
di preservare la struttura e di dare forma alla collina artificiale a cui
vennero addossati i templi. L'intervento interessò sia il tempio principale
dedicato a Ramesse II sia quello secondario dedicato alla regina Nefertari.
Nel
ricostruire i templi fu mantenuto l'originale orientamento rispetto agli astri
ed al sole, in modo da consentire (seppur con lo sfalsamento di un giorno) al
sorgere del sole, due volte l'anno - il 22 febbraio e il 22 ottobre - di
illuminare la camera centrale del tempio maggiore ove troneggiano le quattro
divinità sedute: Ptah, Anon, Ramses II e Ra (si tenga conto che per la
ricostruzione del tempio di Abu Simbel nel luogo in cui oggi è possibile
ammirarlo nella sua totalità e magnificenza, sono stati eseguiti calcoli molto
complessi di astronomia,che hanno richiesto l'ausilio di potenti computers - a
proposito gli antichi egizi come avevano fatto senza i computers? - , grazie ai
quali è stato possibile mantenere l'orientamento originale del tempio rispetto
al firmamento,permettendo il rinnovarsi del fenomeno che si verifica i giorni
dell'equinozio,con un giorno di differenza).
Altri
monumenti di minore rilevanza, e di minori dimensioni, anch'essi minacciati dal
livello delle acque vennero smontati e donati a vari musei tra cui anche il
Museo egizio di Torino. Le conoscenze astronomiche degli egiziani, in parte
riscontrabili nella costruzione delle piramidi e di altri monumenti allineati
secondo la posizione delle stelle, presenta come punto di forza il calendario.
Il trascorrere della vita in Egitto era fortemente legato a quella del fiume
Nilo e delle sue periodiche alluvioni, le quali avvenivano con una certa
costanza, in genere ogni 11 o 13 lunazioni. Gli egiziani si accorsero che
l'inizio delle inondazioni avveniva quando si alzava nel cielo la stella Sirio
(Sopdet per gli egizi) con un errore di 3-4 giorni al massimo.
Con
questo riferimento sorsero diversi calendari, il primo era il calendario lunare
di 354 giorni con mesi di 29 o 30 giorni. Ma nel tempo si notarono errori di
calcolo, così ne fu introdotto un secondo definito calendario civile di 365
giorni, con 30 giorni ogni mese e 5 epagomeni ogni anno. Ma anche questo
calendario mostrava qualche differenza con la realtà. Così fu introdotto un
ultimo calendario ancora più preciso, il quale possedeva un ciclo di 25 anni in
cui veniva aggiunto un mese intercalare nel 1°, 3°, 6°, 9°, 12°, 14°, 17°, 20°,
e 23º anno di ogni ciclo. Questo calendario, estremamente preciso, venne
utilizzato anche da Tolomeo nel II secolo d.C. e venne preso in considerazione
sino ai tempi di Copernico. Da ricordare che i mesi di 30 giorni erano divisi
in settimane di 10 giorni e in 3 stagioni di 4 mesi detti: mesi
dell'inondazione, mesi della germinazione, mesi del raccolto.
Già
dal 3000 a.C. gli egiziani avevano in uso la divisione delle ore diurne e
notturne in dodici parti ciascuna: per le ore diurne usavano regolare il tempo
con le meridiane, mentre per le ore notturne si servivano di un orologio
stellare, ovvero osservavano le posizioni di 24 stelle brillanti. Le ore così
misurate sia di giorno che di notte avevano una durata diversa a seconda della
stagione, mantenendo comunque una durata media di 60 minuti. Successivamente,
per le ore notturne vennero introdotti i "decani", ovvero 36 stelle
poste in una fascia a sud dell'eclittica, ognuna delle quali indicava con
maggior precisione l'orario.
6.1 La Sfinge.
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La
testa della Sfinge, presso la piana di Giza in Egitto. (Fonte: Dalla rete)
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La sfinge
di Giza è la più grande statua monolitica del mondo: è lunga circa 74 metri,
alta circa 20 metri e larga 6 metri, di cui solo la testa è 4 metri.
Fu
costruita, secondo l'egittologia classica, circa 2.500 anni prima di Cristo e
raffigura una sfinge, più precisamente un'androsfinge, un essere mitologico con
volto umano e corpo di leone accovacciato. Uno dei misteri della Sfinge,
alimentato dalle leggende popolari, è certamente la presenza di passaggi
nascosti al suo interno. Ne esistono almeno tre, di cui solo uno di origine
nota: un breve varco senza uscita dietro la testa, effettuato nel XIX secolo da
John Shae Perring e Howard Vyse durante la ricerca di una camera segreta
all’interno del corpo. Gli altri due passaggi di origine ignota, uno di 9 metri
che parte dalla crepa posteriore e uno nel lato nord della Sfinge, sono
entrambi ciechi. L’ipotesi che all’interno del monumento ci siano camere
nascoste non ha riscontri scientifici. Ad est della Sfinge sorgono due templi,
uno di fronte alle zampe posteriori, battezzato come Tempio della Sfinge,
mentre l’altro, il Tempio a valle di Chefren, si trova accanto al primo in
direzione sud. Entrambi sono stati costruiti con la medesima roccia del corpo
della Sfinge, e per questo sono gravemente danneggiati dall’erosione. Quando fu
rinvenuto il Tempio a valle di Chefren, l’ipotesi che la Grande Sfinge fosse
stata realizzata dopo la costruzione delle piramidi di Cheope e Chefren ebbe
una nuova prova. Infatti, il Tempio era collegato alla Piramide di Chefren
tramite una via di accesso in pietra calcarea, che era fornita di canali di
drenaggio per l’acqua piovana e, sul lato settentrionale, di un grande fosso,
che è tagliato in un angolo del recinto della Sfinge e bloccato con pezzi di
granito, per non far defluire l’acqua nel sito. Inoltre il ritrovamento sul
lato nord del recinto di tombe appartenenti all'epoca di Cheope e Chefren,
avvalora l’ipotesi della realizzazione del monumento durante il loro regno o
per lo meno non prima.Negli anni ottanta numerosi egittologi e geologi, tra cui
soprattutto K. Lal Gauri, Mark Lehner e Z. Hassan, hanno studiato la condizione
odierna di erosione della Sfinge.
Il
risultato fu la scoperta che il deterioramento del corpo era causato dal
fenomeno di condensa notturna, assorbito per azione capillare, con evaporazione
mattutina, che provoca la cristallizzazione dei sali nei pori della roccia e
l’erosione in seguito all’espansione dei cristalli.
Questo
fenomeno è ancora attivo e può avvenire anche sotto strati di sabbia: per
questo l’erosione del monumento è continuata nonostante fosse ricoperto dalla
sabbia per moltissimi secoli.
Sul corpo
della sfinge sono presenti evidenti segni di erosione dovuti all'esposizione
continua all'acqua piovana, ipotesi accettata dalla comunità scientifica.
L'egittologia ufficiale non sa come spiegare questo fatto, considerando che le
ultime piogge in grado di sortire tali effetti nella regione di Giza risalgono
alla fine dell'ultima glaciazione.
È stato
tentato di spiegarne la causa con le esondazioni del Nilo, ma i segni
dell'erosione presenti, che presentano un'erosione più marcata in alto e meno
marcata in basso, sono incompatibili con quelli che causerebbe un'erosione
dovuta all'acqua del fiume, che causerebbe segni di erosione più evidenti alla
base della statua. Secondo la comune opinione degli egittologi, la Sfinge
appartiene all’Antico Regno, molto probabilmente al faraone Chefren della IV
dinastia egizia, che la costruì intorno al 2500 a.C. Grazie agli scavi
effettuati dal professor Selim Hassan, sono state rinvenute numerose prove, che
collocano la sua datazione non oltre la IV dinastia; le più importanti sono le
tombe rivolte a sud e l’angolo a sud-ovest del recinto che taglia il fosso, per
raccogliere l’acqua piovana.
Inoltre,
se la testa appartiene certamente alla IV dinastia, per lo stile decorativo,
l’ipotesi che fosse stata aggiunta successivamente dal faraone Chefren è stata
smentita da Mark Lehner, attraverso l’analisi geologica della pietra. Numerose
furono le ipotesi alternative, che volevano datare la Sfinge in tempi
lontanissimi, addirittura nel 12000 a.C. – 10000 a.C. Questa datazione viene
fatta considerando i segni dell'erosione presenti sul corpo della statua,
simili a quelli tipicamente lasciati da una lunga esposizione alla pioggia. Le
ultime piogge nella regione di Giza risalgono alla fine dell'ultima
glaciazione. Da considerare anche il fatto che, a causa della precessione
terrestre, nel 10500 a.C. la sfinge si trovava di fronte alla costellazione del
Leone e secondo alcuni studiosi ne era proprio la rappresentazione. Solo in
seguito, infatti, la testa di leone sarebbe stata scolpita nuovamente a
rappresentare il faraone: è evidente infatti la sproporzione fra le dimensioni
del corpo della sfinge e quelle della sua testa e la differenza di erosione,
sempre tra il corpo e la testa. La Sfinge è stata costruita molto prima
dell'alba della civiltà? Qui si mette in discussione l'intera storia della
civiltà, un processo che parte dai cavernicoli all'uomo che conosciamo oggi.
Nel suo libro da "Da Atlantide alla Sfinge" Colin Wilson raccoglie indizi che lui ed altri ritengono metterebbero sulle tracce di una antica civiltà molto evoluta che avrebbe avuto inizio prima della storia che ci hanno fatto studiare sui libri di scuola. Wilson prende le mosse dalla datazione della Sfinge, che molti egittologi datano nel 2500 circa per via di una lapide trovata nei dintorni.
Le analisi cui è stata sottoposta la stessa Sfinge, tuttavia, mostrano che essa, a differenza delle Piramidi, è stata soggetta all'erosione dell'acqua... bisognerebbe dunque tornare indietro, e molto, a un periodo geologicamente compatibile.
Ma allora
manca all'appello una civiltà, per l'appunto quella che avrebbe costruito la
Sfinge, e magari la medesima da cui gli egizi avrebbero assunto le loro
conoscenze relative al cielo (è noto che conoscessero nel dettaglio, per
esempio, la posizione di alcune stelle che solo in tempi recenti sono state
studiate con precisione) e magari anche alcuni principi architettonici.
Il testo
di Wilson è assolutamente denso di ipotesi e dettagliatamente argomentato,
tramite l'ausilio di una ricca documentazione e di riferimenti bibliografici.
La trattazione non si ferma alla sola Sfinge, ma anzi procede molto oltre:
dalle civiltà precolombiane americane alla celeberrima Atlantide. Il materiale
concettuale di cui si parla è vastissimo: per darne un esempio, cito un fatto
tra i tanti.
Sono stati
scoperti dei portolani (mappe delle coste dovute alla navigazione di
esploratori) antichissimi che ricostruiscono il perimetro dell'Antartide,
comprensivo di promontori, foreste e fiumi! Il filosofo greco Platone descrive
dettagliatamente una civiltà simile che a detta dei sacerdoti egizi esisteva
migliaia di anni prima della loro comparsa, finché non fu distrutta da un
enorme cataclisma. Platone la chiama: Atlantide.....
continua.....
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