The Great Gig in the Sky (Il grande carro nel cielo)
Un urlo di dolore contro tutti i mali che affliggono l'umanità!
E' la quinta canzone dell'album sublime del 1973 ,The dark side of the moon.
Stupendo capolavoro all'interno dell'altrettanto LP capolavoro dei Pink Floyd.
Il brano è stato valorizzato dalla meravigliosa performance della corista Clare Torry chiamata da Alan Parson (allora tecnico del suono presso gli studi discografici EMI, ad Abbey Road Studios.)
(EN)
« There's no lyrics. It's about dying. »
(IT)
« Non ci sono parole. Riguarda la morte. »
Furono fatte più registrazioni per trovarne una che fosse soddisfacente. Nella prima registrazione Torry disse che cantò "Ooh-aah, baby, baby - yeah, yeah, yeah". Il risultato non fu ritenuto soddisfacente. Nella seconda quindi Torry provò ad imitare uno strumento (registrazione che poi apparirà nell'album). Ne provò anche una terza, in cui si fermò subito perché affermò di essersi accorta del fatto che stava ripetendo la registrazione precedente e in più quest'ultima sembrava "sforzata". Quando uscì dalla sala di registrazione, la cantante si scusò, imbarazzata, per la performance, mentre il gruppo e tutti i presenti rimasero stupefatti per quell'improvvisazione.
La cantante lasciò lo studio convinta che non avrebbero usato la sua voce nell'album; dovette ricredersi quando vide il disco in un negozio e vide il suo nome tra i riconoscimenti. Per la sua performance la Torry, durata circa tre ore, ottenne solo 30 sterline dell'epoca, salvo poi fare nel 2004, causa agli emi ed ai Pink Floyd per un giusto ed adeguato riconoscimento economico e morale. E nel 2005 la Corte suprema d'Inghilterra le diede ragione tanto che tutte le edizioni successive al 2005 contengono il nome di Clare Torry nei riconoscimenti oltre al fatto che la cantante giunse a un accomodamento in privato con i componenti del gruppo, del quale non furono tuttavia resi noti i relativi termini economici.
Il brano, naturale prosecuzione di quello precedente Time in cui il laiv motiv è l'incessante ed inarrestabile trascorrere del tempo contro cui nessuno può farci niente, ha come tema dominante la morte o meglio la paura della morte comunque insensata in quanto tutti, prima o poi, se ne devono andare
(EN)
« And I am not frightened of dying. Any time will do; I don't mind.Why should I be frightened of dying? There's no reason for it—you've gotta go sometime. »
(IT)« E non ho paura di morire. In qualsiasi momento accadrà; non mi interessa. Perché dovrei averne paura? Non c'è una ragione... devi andartene prima o poi »
(Gerry O'Driscoll)
(EN)« I never said I was frightened of dying. »
(IT)« Non ho mai detto di aver paura di morire. »
(Puddie Watts)
Il brano è diviso in quattro parti:
Preludio
The Great Gig In The Sky prende forma in modo quieto e leggero. Il Pianoforte di Richard Wright inizia con una serie di accordi sereni e rilassati in s’inseriscono delicatamente la chitarra di David Gilmour con ed il basso Roger Waters mentre si sentono due frasi pronunciate da Gerry O'Driscoll che, all'epoca, era uno dei portieri dello studio di Abbey Road. Il testo recita "I'm not frightened of dying, anytime will do, I don't mind... Why should I be frightened of dying? There's no reason for it, you gotta go sometime" (Non ho paura di morire, in qualsiasi momento capiterà, non m'importa... Perché dovrei aver paura di morire? Non ce n'è ragione, prima o poi te ne devi andare.). Queste due frasi, insieme alla frase pronunciata da Puddie Watts al minuto 3:33 sono le uniche emissioni vocali di senso compiuto presenti in tutto il brano. Il tutto sembra spingere l’ascoltatore ad andare avanti verso un continuo di certo più forte emotivamente.
Disperazione
Dopo un breve stacco si apre la seconda parte, dove i vocalizzi di Clare Torry entrano, insieme ad organo hammond e batteria, come un'esplosione. La voce della vocalist si presenta subito con un’energia consistente e un carattere molto deciso, coprendo subito uno spazio vocale ampio che la porta in fretta a vivere (e a farci vivere) brevi momenti di tensione tanto sul piano fisico-muscolare che psico-emotivo. E’ qui che il brano raggiunge il suo apogeo e sembra invitare l’ascoltatore ad unirsi alle urla di disperazione della Torry nello stesso tempo ci si prepara alla fase successiva.
Angoscia
La terza parte è, armonicamente, uguale alla prima. La batteria sparisce, e rimangono basso e pianoforte a far da base al canto molto più lieve della vocalist la cui si allenta, si ammorbidisce, si rilassa ormai sfogata, persa, utile a far presagire che, da questo momento in poi, tutto volgerà.
Verso una pacata fine e alla fine del giro si sente sussurrare, ricollegandosi al testo della prima parte, "I never said I was afraid of dying" (non ho mai detto di aver paura di morire), pronunciata dalla succitata Puddie Watts.
Rassegnazione
La quarta parte resta calma e priva di batteria, il cantato diventa man mano più lieve fino a svanire al minuto 4:29, attimo in cui è suonato l'ultimo accordo di pianoforte e chitarra, che è tenuto lungo fino all'esaurirsi del suono alla fine del brano, eccezion fatta per un lieve bending eseguito dalla chitarra. Il progressivo rallentare del brano sembra corrispondere alla consapevolezza dell’accettazione sia di lo esegue che di chi lo ascolta del concetto dell’inevitabilità della morte. Una dolce resa senza condizioni.
Ora chiudete gli occhi e sognate sempre e solo con i Pink Floyd
Fonti
http://it.wikipedia.org
www.pinkfloydsound.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Clare_Torry
http://www.csmdb.it/musicheria/articoli/ripostiglio/thegreatgiginthesky
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