mercoledì 26 ottobre 2011

A proposito degli alieni.... di Francesco Toscano ed Enrico Messina. Prima Edizione 2011. Capitolo II° segnali dal passato parte sesta



Una pittura rupestre rinvenuta in una grotta in Val Camonica, raffigurante possibili creature aliene viste dagli occhi di uomini primitivi. (Fonte: dalla rete)


Parte sesta


2.9 I Maya e gli antichi astronauti.



I Maya,civiltà precolombiana che ha avuto inizio intorno al 1500 a.C. nell'area meridionale del Messico (attuali stati federali del Chiapas, del Quintana Roo, del Campeche, dello Yucatan), nel Guatemala, El Salvador e nel Belize (ex Honduras britannico). La loro comparsa in quei territori e la loro successiva scomparsa, senza un apparente e giustificato motivo, sono avvolte nel mistero.
La civiltà Maya fiorì nella zona del Centro America che si estende attualmente dal sud del Messico (Penisola dello Yucatán) fino all'Honduras e El Salvador passando per Guatemala e Belize. Gli archeologi dividono questa vasta area in due regioni: una a sud denominata "terre alte", costituite dal sistema montuoso presente sul territorio guatemalteco e una regione a nord o "terre basse", che comprende la foresta tropicale del Guatemala e Belize del nord e le zone più aride della penisola dello Yucatán.
I periodi in cui viene usualmente suddivisa la storia dei Maya sono tre:
il primo è il Periodo Preclassico che va dal 1500 a.C. (per altri, dal 1000 a.C. o dal 1800 a.C.) al 317 d.C.;
il secondo è il Periodo Classico che va dal 317 (anno corrispondente all'anno più antico del calendario Maya) al 987 d.C., suddiviso a sua volta in:

- Classico Arcaico (fino al 500 circa), in cui si assiste allo stanziarsi dei Maya e alla bonifica della giungla;
Medio Classico che vede il declino e l’inspiegabile abbandono di tutto quanto s’era creato con tanto sudore;

il terzo è il Periodo Postclassico, a partire dal 987.

Quella dei Maya è l'unica civiltà precolombiana che abbia lasciato numerose ed estese iscrizioni. La scrittura Maya era una scrittura logosillabica, nella quale cioè ciascun simbolo, o grafema, poteva sia rappresentare una parola o comunque avere un significato a sé stante, sia indicare foneticamente una sillaba. L'inizio dell'uso di una lingua scritta da parte dei Maya si può far risalire all'inizio dell'era cristiana. Una grande quantità di iscrizioni Maya sono incise su stele, e contengono riferimenti alle date principali della loro storia. La comprensione di questi testi era peraltro limitata alla casta sacerdotale e ai dignitari d'alto rango.
Ai Maya si devono numerosi centri urbani tra i più spettacolari dell’antichità: Tikal, Palenque, Yaxchilán, Copán, Piedras Negras, Uxmal, Chichén Itzá per citare solo i più grandiosi.
La memoria della cultura maya è scolpita chiaramente e ampiamente sui templi, sui palazzi, sulle piramidi, e soprattutto è descritta nei geroglifici delle steli, sulle quali con accuratezza sono segnate le date, sono raffigurati gli eventi ed è ritratta la vita della gente.
Sotto gli influssi della potente cultura irradiata da questi centri, gli antichi Maya realizzarono uno dei complessi di cultura materiale e di cultura teorica più raffinato dell’umanità.
Teorici puri, anche, paradossalmente, quando realizzavano cose concrete, i Maya furono al contempo straordinari artisti e scienziati acutissimi, raffinatissimi esecutori e teorizzatori senza pari, raggiungendo in tutti i campi quelle che appaiono essere - almeno secondo certi canoni - le vette più alte del loro tempo.
D'altro canto sono anche passati alla storia per una religione violenta che prevedeva sacrifici umani anche collettivi. Sono state ritrovate infatti dagli archeologi fosse con migliaia di teschi umani. Il tipo di governo Maya era semplice. Il popolo sembra che desiderasse di essere governato il meno possibile. Difatti, i Maya non costituirono mai un impero: la loro organizzazione era basata su un insieme di città-Stato.
Si ebbero semplicemente tante città-stato affini a quelle dell’antica Grecia o dell’Italia medievale, che condividevano la religione, la cultura e la lingua, ma erano ciascuna sovrana dei propri diritti e dotata di leggi proprie.
Ogni città-stato era governata da un capo ereditario, che esercitava funzioni amministrative, esecutive e probabilmente anche religiose.
Nel commercio le città erano rivali, ma l’assenza quasi totale di scene di battaglia sulle steli lascia arguire che raramente la loro rivalità conduceva alla guerra.
Alcune città furono molto grandi per l'epoca. Tikal, ad esempio, nel periodo classico arrivò a 60.000 abitanti. Secondo alcune stime, in quel periodo la popolazione dello Yucatán era tripla di quella odierna. La prosperità della campagna si riversava nelle città. I coltivatori e i mietitori di mais, alimento principale dei Maya, diedero un impulso decisivo alla formazione della cultura, finanziando il lavoro dei sacerdoti scienziati, che indagavano i misteri della terra e delle stelle, sviluppavano un sistema cosmologico, approfondivano lo studio dell’astronomia, della scrittura e della matematica.
Sul finire del periodo classico, la giungla s'impadronì delle città Maya. La loro scomparsa è attestata dalle ultime date delle steli. Copán fu abbandonata intorno all’800; l’ultima stele di Tikal porta la data 869. Non è ben chiaro perché le città furono abbandonate.
Sono state formulate alcune ipotesi:
La popolazione, stanca dei lavori forzati, si sarebbe ribellata contro i sacerdoti e i nobili, deportandoli o massacrandoli;
Le città, lasciate in mano a governanti incapaci, sarebbero andate in rovina una dopo l'altra;
L'invasione o l'influenza di nuove genti provenienti dal Messico centrale, i Toltechi, avrebbe portato a un grave declino, prima di una rifioritura nel periodo post-classico.
Parte della popolazione si spostò nello Yucatàn, e qui ebbe il suo centro la civiltà maya del periodo seguente.
I centri della nuova cultira furono Chichen Itza, Uxmal, Mayapan e Labnà. L'apice del popolo Maya fu intorno al 1000d.C., ma problemi interni e guerre fra le varie città ne provocarono la decadenza.
A questo punto i Maya furono lentamente assoggettati dagli Aztechi.
Gli spagnoli, giunti nel XVI secolo, rovesciarono con facilità i gruppi maya, indeboliti dalle guerre interne e colpiti da devastanti epidemie di cui erano portatori gli stessi conquistadores.
La popolazione indigena passò da un massimo di otto milioni a poco più di un milione di abitanti a causa dello sterminio spagnolo. I sopravvissuti andarono a rafforzare una classe di lavoratori schiavizzati nelle piantagioni e nelle miniere.
 I Maya studiavano gli astri; a questa informazione possiamo aggiungere che erano anche all’avanguardia in questo tipo di studi, così come lo erano nella matematica.
Avevano creato un calendario ancora più perfetto del nostro, con un mese lunare di 29,53086 giorni contro il nostro di 29,53059 giorni; conoscevano perfettamente il moto dei pianeti, le fasi lunari, le eclissi, ed erano particolarmente legati agli aspetti di Venere.
Tracce di una presunta “conoscenza non terrestre” sono identificabili proprio nel sentimento religioso di questo popolo, oltre che nei pochi documenti scritti che si salvarono dalla furia dei conquistadores fra cui il “Popol-Vuh” e in alcuni reperti archeologici.
Nel primo caso ci si riferisce a Quetzalcoatl, il Serpente Piumato sacro sia ai Maya che agli Aztechi; fu lui a colonizzare il Centro America, a portare la tecnologia e l’agricoltura; tutto ciò avvenne quando Quetzalcoatl scese sulla terra a bordo di uno strano veicolo a forma di serpente, facendosi notare per la sua pelle bianca e la barba, (Che fosse appartenete ai grigi?).
Un esame più attento dei reperti archeologici riguardanti il Serpente Piumato, rivela infatti quella che può essere considerata una “particolare” anomalia; questa caratteristica risulta maggiormente visibile osservando una statua conservata in Messico, nel museo di Toluca.
Nella scultura Quetzalcoatl viene raffigurato con una strana maschera a forma di becco d’uccello, particolare non presente quando invece lo stesso Dio viene si trova iconograficamente nei cieli.
Perché Quetzalcoatl ha bisogno di una maschera quando sosta sulla terra?
Non dimentichiamo che, nella tradizione Maya, l’arrivo di questa divinità viene descritto al pari di una moderna testimonianza riguardante un atterraggio Ufo! Si trattava forse di un casco, indispensabile per muoversi sulla terra?
Quetzalcoatl ripartì a bordo della propria nave diretta verso Venere, promettendo che un giorno sarebbe ritornato; non fu certo una promessa che portò fortuna al popolo Maya: quando Hernàn Cortes, di pelle bianca e con la barba, si presentò al popolo, venne subito scambiato per una incarnazione del Serpente Piumato, con il risultato che la nazione venne quasi interamente distrutta.

Particolare attenzione bisogna dedicare al “Il Popol -Vuh”, il testo sacro che riassume le antiche conoscenze di questo popolo, preso anche in considerazione dagli aztechi.
Il testo più conosciuto e completo è quello redatto in dialetto maya Quiché, scoperto nel 1702 dal sacerdote Francisco Ximénez nella cittadina di Chichicastenango, in Guatemala; contravvenendo alla prassi, padre Ximénez non bruciò il manoscritto, anzi ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Proprio questa copia venne in seguito ritrovata presso la biblioteca dell'Università di San Carlos, a Città del Guatemala, nel 1854, dall'abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer.
Per quanto riguarda il Popol-Vuh, ossia il libro della creazione, se ne parlerà in maniera approfondita nei capitolo successivo, ora dedichiamoci ad un’altra traccia significativa circa l’idea che esseri dalle sconosciute origini abbiano visitato il popolo Maya, viene rafforzata anche dal misterioso caso, origine tra l’altro di un interesse dibattito, che si accese alla scoperta della famosa Lastra di Palenque.


2.10 L'astronauta di Palenque.



  Figura 19 L'astronauta di Palenque.





Palenque è un sito archeologico Maya situato nello stato messicano del Chiapas, non lontano dal fiume Usumacinta e circa 130 km a sud di Ciudad del Carmen. È un sito di medie dimensioni, più piccolo rispetto a Tikal e Copán, ma contiene alcune delle più belle opere di architettura e scultura che i Maya abbiano prodotto.
L'area abbraccia circa 2,5 km², ma si stima che si sia esplorato meno del 10% della superficie totale che raggiunse la città, in quanto ancora moltissime strutture rimangono coperte dalla foresta. Nel 1981, Palenque fu designata "Zona Protetta" e nel 1987 l'Unesco la dichiarò Patrimonio dell'Umanità.
Su una pietra tombale Maya ritrovata nel Tempio delle Iscrizioni di Palenque, nello stato messicano del Chiapas, è ritratta una figura umana in una posa che ricorda quella di un viaggiatore spaziale intento a pilotare un veicolo a razzo (nella foto di pagina 107).
Questa creatura sembra impugnare i comandi di guida, e nella parte posteriore del veicolo compare una struttura (un motore?) da cui fuoriescono quelle che appaiono essere fiamme. Altri dettagli suggeriscono la presenza di un sedile, di un apparato di respirazione e di una struttura esterna affusolata che ben si concilia con l'aspetto di un veicolo a razzo.
L'immagine è stata portata all'attenzione del pubblico dallo scrittore svizzero Erich von Däniken che, a partire dal suo libro "Ricordi del futuro (1968)", l'ha interpretata come una testimonianza della visita all'umanità da parte di viaggiatori extraterrestri, avvenuta secondo l'autore in tempi remoti e della quale si sarebbe in seguito persa la memoria.
Secondo le teorie dello scrittore, riprese ed ampliate anche in Italia da Peter Kolosimo, gli antichi contatti con civiltà aliene avrebbero tuttavia lasciato traccia in alcuni manufatti, dei quali la pietra di Palenque costituirebbe uno degli esempi più convincenti.
Nonostante l'aspetto dell'immagine tombale, in sé piuttosto sorprendente, von Däniken si ferma però all'interpretazione che deriva dalle prime sensazioni, tralasciando di approfondire aspetti decisivi fra cui - ad esempio - l'abbigliamento del "pilota", non certo adatto a un volo spaziale. Ma soprattutto altri studiosi, fra cui l'archeologo statunitense William H. Stiebing, documentano come nella stessa località di Palenque vi siano diverse pietre tombali Maya (come nel Tempio della Croce e nel Tempio della Croce Fronzuta) sulle quali compaiono simboli che si ritrovano anche nell'immagine del cosiddetto astronauta. Nel contesto dell'arte Maya, tali figure rappresentano il "Mostro della Terra" (un guardiano degli inferi), scambiato per la parte inferiore dell'astronave, un oggetto a forma di croce (che probabilmente raffigura una pianta di mais) un uccello quetzal (un simbolo solare ad indicare la sorgente della vita) e altro ancora.


2.11 Gli Aztechi e il Serpente piumato.

 
















Figura 20 Quetzacoatl in una raffigurazione dell'epoca


Gli Aztechi furono una delle grandi civiltà precolombiane, la più florida e viva al momento del contatto con gli Spagnoli. Si svilupparono nella regione mesoamericana dell'attuale Messico dal secolo XIVal XVI.
Svilupparono la propria civiltà, acquisendo un ruolo di primo piano in America Centrale, proprio quando cominciava il declino dei maya.
La parola Azteco nella lingua nativa degli aztechi, (il nahuatl), vuol dire colui che proviede da Aztlan regione leggendaria del Messico del nord
Gli Aztechi si riferivano a loro stessi come Mexica o Tenochca: l'uso del termine "aztechi" si riferisce genericamente a tutte quella accomunate da tradizioni, abitudini, religione e lingua.
Secondo la mitologia azteca, i mexicas partirono da Aztlan per giungere dopo una lunga peregrinazione nel lago Texcoco. Assoggettando tutte le popolazioni locali.
Fu l'ultima tribù arrivata lì di sette nahuatlacas (di lingua nahuatl). Il loro dio aveva predetto che un giorno essi avrebbero visto un'aquila sopra un cactus e in quel punto avrebbero fondato la loro città.
Così avvenne e, dopo molti anni, i mexicas gettarono le fondamenta della loro capitale, Tenochtitlàn, su un isolotto nel lago Texcoco. Oggi il lago è ormai prosciugato da anni, Tenochtitlàn è diventata Città del Messico ma l'aquila della profezia è rimasta al centro della bandiera messicana.
La leggenda non si discosta tanto dalla realtà: i mexica arrivarono nei pressi del lago Texcoco alla ricerca più accogliente dell'arido nord messicano. Poveri e non bene accetti da parte degli abitanti, riuscirono comunque a stabilirsi accettando ed assimilando la loro cultura, al punto che per loro il termine Toltecayotl divenne sinonimo di cultura.
Nel 1325 fondarono la possente città Tenochtitlàn e riuscirono a svilupparsi seppur sotto il dominio di Azcapotzalco, che servivano come mercenari. Assunsero così un'impronta militare che li portò a sopraffare Azcapotzalco e a sottomettere progressivamente diverse tribù, in un crescendo che vide la nascita del più grande impero che fosse mai esistito nel centroamerica.
Gli Aztechi cercarono di incorporare la cultura e le divinità delle civilizzazioni più avanzate che avevano trovato al loro arrivo con quelle delle civiltà più antiche, come quella dei Toltechi. Da questa fusione nacquero TlalocTezcatlipoca e Quetzalcoatl.
Non v'è dubbio che alcuni capi aztechi, come Tlacaelel, modificarono la storia per poter portare le proprie divinità tribali, Huitzilopochtli, allo stesso livello della maggior parte delle divinità nahua.
Man mano che gli Aztechi cominciarono a conquistare altri popoli, furono accettati nuovi dei e le loro storie vennero intrecciate a quelle delle divinità che già veneravano.
L'arte azteca in ogni sua manifestazione appare legata, più che a esigenze estetiche, a motivazioni religiose. La scultura, di aspetto monumentale anche quando è di piccole dimensioni, tende a effetti drammatici nella rappresentazione delle divinità, mentre i rilievi zoomorfi e le figure umane sono resi con acuto realismo. Numerosi gli oggetti legati al rito del sacrificio umano, come urne cinerarie e coltelli in ossidiana; vastissima anche la produzione di oreficeria, quasi scomparsa con la conquista spagnola.
 Le piramidi azteche di Teotihuacan sono le più belle e le più imponenti del mondo. Innanzitutto perchè sono luoghi di culto diversi dalle piramidi d'Egitto: non sono dei mausolei ma dei luoghi in cui venivano celebrati riti e sacrifici cui assistevano folle di adoratori. Gli Aztechi avevano creato questo incredibile luogo di culto, in cui sono presenti decine di piccole piramidi e soprattutto le due grandissime piramidi del sole e della luna, così' imponenti da riempire completamente l'orizzonte. Si sale in cima alle piramidi attraverso quattro scalinate, posizionate agli spigoli, orientati verso i punti cardinali.


            
 Figura 21 Quetzalcoatl in forma umana


La vita dell'individuo e della società degli Aztechi era basata sulla religione.
Gli Aztechi erano politeisti. 
Molto importante era il Dio Quetzalcoatl, leggendario re Tolteco considerato padre della civiltà e colui che aveva introdotto numerose innovazioni sociali.
Secondo la leggenda Quetzalcoatl sarebbe migrato dalla Mesoamerica a bordo di una nave con la promessa di tornare a guidare i popoli della zona dopo un certo lasso di tempo. Quetzalcoatl era raffigurato con la barba che gli copriva il volto, cosa questa alquanto strana per i popoli della zona che in genere erano completamente glabri sul viso e con la pelle bianca, cosa questa che secondo molti storici avrebbe indotto Motecuhzoma II a pensare che Hernán Cortés fosse il Dio al suo ritorno in patria e a non attaccare subito i conquistadores. Secondo la Mitologia azteca Quetzalcoatl era contrario ai sacrifici umani e durante le feste in suo onore non avvenivano sacrifici umani. Spesso Quetzalcoatl veniva messo in contrapposizione con il Dio Tezcatlipoca che rappresentava il suo gemello e il suo opposto.
Il dio nazionale degli Aztechi era Huitzilopochtli, nome che significa letteralmente "colibrì del Sud", che era dio della guerra e del sole. Originariamente di poca importanza nella cultura nahuatl, con il passare del tempo divenne sempre più importante, fino a diventare la divinità principale della religione Azteca. In suo nome venivano celebrati sacrifici umani e feste soprattutto nel mese di Panquetzaliztli (dal 7 al 26 dicembre).
 Ma è la figura del dio Quetzalcoatl che suscita notevole attenzione e curiosità da parte studiosi e ricercatori.
Secondo le diverse leggende, che variavano a seconda della località e della tribù in cui veniva adorato, Quetzalcoatl avrebbe donato il grano agli indios, insegnato ad usare il fuoco e fornito le basi di tutte le loro conoscenze. Quando andò via, scomparendo in mare, (anche se alcune tribù parlano che spar in cielo), promise di far ritorno per governare quelle terre.

Quetzalcoatl, il serpente piumato, era il dio della civiltà e
della tolleranza, costretto all'esilio da Tezcatlipoca, ma destinato a tornare dall'Est.
E nello straniero bianco di pelle e dalla lunga barba che si chiamava Cortés l'imperatore Montezuma credette, inizialmente di riconoscere proprio il divino Quetzalcoatl consegnandogli il proprio impero.
Quetzalcoat era stato un grande benefattore che molto tempo prima, per colpa del dio della guerra, era stato costretto ad andarsene e a lasciare la terra agli Aztechi. Con un gruppo di seguaci se ne era andato nello Yucatan, per poi spostarsi ancora più a oriente; aveva promesso, però, che sarebbe tornato nel giorno dell’anniversario della sua nascita, nel cosiddetto “anno del ritorno” (che secondo il calendario ciclico azteco si ripete ogni 52 anni). Per il calendario cristiano gli anni possibili erano il 1363, il 1415, il 1467 e il 1519, proprio l’anno in cui Cortès era apparso da est ai confini del territorio azteco. Munito di barba ed elmetto come Quetzalcoatl (secondo alcuni anche il dio era di pelle chiara), sembrava proprio che Cortès fosse il compimento delle loro profezie.
Questo Dio creò dapprima il cielo e la terra; poi, con dell’argilla, diede forma a un uomo e una donna, ma questi non durarono a lungo. Dopo molti tentativi, una coppia di esseri umani venne creata con cenere e metallo, e da essa ebbe inizio il popolamento del mondo. A un certo punto, però, tutto venne distrutto da un immane diluvio, che travolse per un anno e un giorno tutto e tutti a eccezione di un sacerdote (Nene) e di sua moglie (Tata), i quali, portando con sé semi di piante e animali, trovarono scampo a bordo di un’imbarcazione. Come non trovare in queste tradizioni precolombiane un parallelo con l’Antico Testamento e i miti sumerici?
Come molti popoli di quel tempo e di quelle terre gli aztechi credevano che vi fu un tempo antico in cui gli dei scesero dalle stelle per creare ed insegnare agli uomini.
Molte leggende locali infatti parlavano di Quetzalcoatl, il dio che anticamente insegnò ai loro antenati i rudimenti della civiltà (scrittura, semina, riti) e che quando andò via che un giorno sarebbe tornato. E Quetzalcoatl doveva somigliare davvero agli uomini di Cortés: era barbuto, aveva la pelle bianca ed era rivestito da un’armatura brillante color argento
Numerosi sono stati gli studiosi che approfondendo alcune di queste leggende sulla creazione hanno travato un nesso con alcune teorie ufologiche in primis quella degli antichi astronauti.
È un dato statistico che i testimoni di incontri ravvicinati con alieni (siano essi Grigi, Nordici o EBE) nel 50% dei casi affermano che gli extraterrestri indossavano una tuta argentea simile a metallo leggero. Era questo il vero aspetto di Quetzalcoatl?


continua.....

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