Una pittura rupestre rinvenuta in una grotta in Val Camonica, raffigurante possibili creature aliene viste dagli occhi di uomini primitivi. (Fonte: dalla rete) |
Parte sesta
2.9 I Maya e gli antichi astronauti.
I Maya,civiltà precolombiana che ha avuto inizio
intorno al 1500 a.C. nell'area meridionale del Messico (attuali stati federali
del Chiapas, del Quintana Roo, del Campeche, dello Yucatan), nel Guatemala, El
Salvador e nel Belize (ex Honduras britannico). La loro comparsa in quei
territori e la loro successiva scomparsa, senza un apparente e giustificato
motivo, sono avvolte nel mistero.
La civiltà Maya fiorì nella zona del Centro America
che si estende attualmente dal sud del Messico (Penisola dello Yucatán) fino
all'Honduras e El Salvador passando per Guatemala e Belize. Gli archeologi
dividono questa vasta area in due regioni: una a sud denominata "terre
alte", costituite dal sistema montuoso presente sul territorio
guatemalteco e una regione a nord o "terre basse", che comprende la
foresta tropicale del Guatemala e Belize del nord e le zone più aride della
penisola dello Yucatán.
I periodi in cui viene usualmente suddivisa la storia
dei Maya sono tre:
il primo è il Periodo Preclassico che va dal 1500 a.C.
(per altri, dal 1000 a.C. o dal 1800 a.C.) al 317 d.C.;
il secondo è il Periodo Classico che va dal 317 (anno
corrispondente all'anno più antico del calendario Maya) al 987 d.C., suddiviso
a sua volta in:
- Classico Arcaico (fino al 500 circa), in cui si
assiste allo stanziarsi dei Maya e alla bonifica della giungla;
Medio Classico che vede il declino e l’inspiegabile
abbandono di tutto quanto s’era creato con tanto sudore;
il terzo è il Periodo Postclassico, a partire dal 987.
Quella dei Maya è l'unica civiltà precolombiana che
abbia lasciato numerose ed estese iscrizioni. La scrittura Maya era una
scrittura logosillabica, nella quale cioè ciascun simbolo, o grafema, poteva
sia rappresentare una parola o comunque avere un significato a sé stante, sia
indicare foneticamente una sillaba. L'inizio dell'uso di una lingua scritta da
parte dei Maya si può far risalire all'inizio dell'era cristiana. Una grande
quantità di iscrizioni Maya sono incise su stele, e contengono riferimenti alle
date principali della loro storia. La comprensione di questi testi era peraltro
limitata alla casta sacerdotale e ai dignitari d'alto rango.
Ai Maya si devono numerosi centri urbani tra i più
spettacolari dell’antichità: Tikal, Palenque, Yaxchilán, Copán, Piedras Negras,
Uxmal, Chichén Itzá per citare solo i più grandiosi.
La memoria della cultura maya è scolpita chiaramente e
ampiamente sui templi, sui palazzi, sulle piramidi, e soprattutto è descritta
nei geroglifici delle steli, sulle quali con accuratezza sono segnate le date,
sono raffigurati gli eventi ed è ritratta la vita della gente.
Sotto gli influssi della potente cultura irradiata da
questi centri, gli antichi Maya realizzarono uno dei complessi di cultura
materiale e di cultura teorica più raffinato dell’umanità.
Teorici puri, anche, paradossalmente, quando
realizzavano cose concrete, i Maya furono al contempo straordinari artisti e
scienziati acutissimi, raffinatissimi esecutori e teorizzatori senza pari,
raggiungendo in tutti i campi quelle che appaiono essere - almeno secondo certi
canoni - le vette più alte del loro tempo.
D'altro canto sono anche passati alla storia per una
religione violenta che prevedeva sacrifici umani anche collettivi. Sono state
ritrovate infatti dagli archeologi fosse con migliaia di teschi umani. Il tipo
di governo Maya era semplice. Il popolo sembra che desiderasse di essere
governato il meno possibile. Difatti, i Maya non costituirono mai un impero: la
loro organizzazione era basata su un insieme di città-Stato.
Si ebbero semplicemente tante città-stato affini a
quelle dell’antica Grecia o dell’Italia medievale, che condividevano la
religione, la cultura e la lingua, ma erano ciascuna sovrana dei propri diritti
e dotata di leggi proprie.
Ogni città-stato era governata da un capo ereditario,
che esercitava funzioni amministrative, esecutive e probabilmente anche
religiose.
Nel commercio le città erano rivali, ma l’assenza
quasi totale di scene di battaglia sulle steli lascia arguire che raramente la
loro rivalità conduceva alla guerra.
Alcune città furono molto grandi per l'epoca. Tikal,
ad esempio, nel periodo classico arrivò a 60.000 abitanti. Secondo alcune
stime, in quel periodo la popolazione dello Yucatán era tripla di quella
odierna. La prosperità della campagna si riversava nelle città. I coltivatori e
i mietitori di mais, alimento principale dei Maya, diedero un impulso decisivo
alla formazione della cultura, finanziando il lavoro dei sacerdoti scienziati,
che indagavano i misteri della terra e delle stelle, sviluppavano un sistema
cosmologico, approfondivano lo studio dell’astronomia, della scrittura e della
matematica.
Sul finire del periodo classico, la giungla s'impadronì
delle città Maya. La loro scomparsa è attestata dalle ultime date delle steli.
Copán fu abbandonata intorno all’800; l’ultima stele di Tikal porta la data
869. Non è ben chiaro perché le città furono abbandonate.
Sono state formulate alcune ipotesi:
La popolazione, stanca dei lavori forzati, si sarebbe
ribellata contro i sacerdoti e i nobili, deportandoli o massacrandoli;
Le città, lasciate in mano a governanti incapaci,
sarebbero andate in rovina una dopo l'altra;
L'invasione o l'influenza di nuove genti provenienti
dal Messico centrale, i Toltechi, avrebbe portato a un grave declino, prima di
una rifioritura nel periodo post-classico.
Parte della popolazione si spostò nello Yucatàn, e qui
ebbe il suo centro la civiltà maya del periodo seguente.
I centri della nuova cultira furono Chichen Itza, Uxmal, Mayapan e Labnà. L'apice del popolo Maya fu intorno al 1000d.C., ma problemi interni e guerre fra le varie città ne provocarono la decadenza.
I centri della nuova cultira furono Chichen Itza, Uxmal, Mayapan e Labnà. L'apice del popolo Maya fu intorno al 1000d.C., ma problemi interni e guerre fra le varie città ne provocarono la decadenza.
A questo punto i Maya furono lentamente assoggettati
dagli Aztechi.
Gli spagnoli, giunti nel XVI secolo, rovesciarono con
facilità i gruppi maya, indeboliti dalle guerre interne e colpiti da devastanti
epidemie di cui erano portatori gli stessi conquistadores.
La popolazione indigena passò da un massimo di otto milioni a poco più di un milione di abitanti a causa dello sterminio spagnolo. I sopravvissuti andarono a rafforzare una classe di lavoratori schiavizzati nelle piantagioni e nelle miniere.
La popolazione indigena passò da un massimo di otto milioni a poco più di un milione di abitanti a causa dello sterminio spagnolo. I sopravvissuti andarono a rafforzare una classe di lavoratori schiavizzati nelle piantagioni e nelle miniere.
I
Maya studiavano gli astri; a questa informazione possiamo aggiungere che erano
anche all’avanguardia in questo tipo di studi, così come lo erano nella
matematica.
Avevano creato un calendario ancora più perfetto del
nostro, con un mese lunare di 29,53086 giorni contro il nostro di 29,53059
giorni; conoscevano perfettamente il moto dei pianeti, le fasi lunari, le
eclissi, ed erano particolarmente legati agli aspetti di Venere.
Tracce di una presunta “conoscenza non terrestre” sono
identificabili proprio nel sentimento religioso di questo popolo, oltre che nei
pochi documenti scritti che si salvarono dalla furia dei conquistadores fra cui
il “Popol-Vuh” e in alcuni reperti archeologici.
Nel primo caso ci si riferisce a Quetzalcoatl, il
Serpente Piumato sacro sia ai Maya che agli Aztechi; fu lui a colonizzare il
Centro America, a portare la tecnologia e l’agricoltura; tutto ciò avvenne
quando Quetzalcoatl scese sulla terra a bordo di uno strano veicolo a forma di
serpente, facendosi notare per la sua pelle bianca e la barba, (Che fosse
appartenete ai grigi?).
Un esame più attento dei reperti archeologici
riguardanti il Serpente Piumato, rivela infatti quella che può essere
considerata una “particolare” anomalia; questa caratteristica risulta
maggiormente visibile osservando una statua conservata in Messico, nel museo di
Toluca.
Nella scultura Quetzalcoatl viene raffigurato con una
strana maschera a forma di becco d’uccello, particolare non presente quando
invece lo stesso Dio viene si trova iconograficamente nei cieli.
Perché Quetzalcoatl ha bisogno di una maschera quando
sosta sulla terra?
Non dimentichiamo che, nella tradizione Maya, l’arrivo
di questa divinità viene descritto al pari di una moderna testimonianza
riguardante un atterraggio Ufo! Si trattava forse di un casco, indispensabile
per muoversi sulla terra?
Quetzalcoatl ripartì a bordo della propria nave
diretta verso Venere, promettendo che un giorno sarebbe ritornato; non fu certo
una promessa che portò fortuna al popolo Maya: quando Hernàn Cortes, di pelle
bianca e con la barba, si presentò al popolo, venne subito scambiato per una
incarnazione del Serpente Piumato, con il risultato che la nazione venne quasi
interamente distrutta.
Particolare attenzione bisogna dedicare al “Il Popol
-Vuh”, il testo sacro che riassume le antiche conoscenze di questo popolo,
preso anche in considerazione dagli aztechi.
Il testo più conosciuto e completo è quello redatto in
dialetto maya Quiché, scoperto nel 1702 dal sacerdote Francisco Ximénez nella
cittadina di Chichicastenango, in Guatemala; contravvenendo alla prassi, padre
Ximénez non bruciò il manoscritto, anzi ne fece una copia aggiungendovi una
traduzione in lingua castigliana. Proprio questa copia venne in seguito
ritrovata presso la biblioteca dell'Università di San Carlos, a Città del
Guatemala, nel 1854, dall'abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer.
Per quanto riguarda il Popol-Vuh, ossia il libro della
creazione, se ne parlerà in maniera approfondita nei capitolo successivo, ora
dedichiamoci ad un’altra traccia significativa circa l’idea che esseri dalle
sconosciute origini abbiano visitato il popolo Maya, viene rafforzata anche dal
misterioso caso, origine tra l’altro di un interesse dibattito, che si accese
alla scoperta della famosa Lastra di Palenque.
2.10 L'astronauta di Palenque.
Palenque è un sito archeologico Maya situato nello
stato messicano del Chiapas, non lontano dal fiume Usumacinta e circa 130 km a
sud di Ciudad del Carmen. È un sito di medie dimensioni, più piccolo rispetto a
Tikal e Copán, ma contiene alcune delle più belle opere di architettura e
scultura che i Maya abbiano prodotto.
L'area abbraccia circa 2,5 km², ma si stima che si sia
esplorato meno del 10% della superficie totale che raggiunse la città, in
quanto ancora moltissime strutture rimangono coperte dalla foresta. Nel 1981,
Palenque fu designata "Zona Protetta" e nel 1987 l'Unesco la dichiarò
Patrimonio dell'Umanità.
Su una pietra tombale Maya ritrovata nel Tempio delle
Iscrizioni di Palenque, nello stato messicano del Chiapas, è ritratta una
figura umana in una posa che ricorda quella di un viaggiatore spaziale intento
a pilotare un veicolo a razzo (nella foto di pagina 107).
Questa creatura sembra impugnare i comandi di guida, e
nella parte posteriore del veicolo compare una struttura (un motore?) da cui fuoriescono
quelle che appaiono essere fiamme. Altri dettagli suggeriscono la presenza di
un sedile, di un apparato di respirazione e di una struttura esterna affusolata
che ben si concilia con l'aspetto di un veicolo a razzo.
L'immagine è stata portata all'attenzione del pubblico
dallo scrittore svizzero Erich
von Däniken che, a partire dal suo
libro "Ricordi del futuro (1968)", l'ha interpretata come una
testimonianza della visita all'umanità da parte di viaggiatori extraterrestri,
avvenuta secondo l'autore in tempi remoti e della quale si sarebbe in seguito
persa la memoria.
Secondo le teorie dello scrittore, riprese ed ampliate
anche in Italia da Peter Kolosimo,
gli antichi contatti con civiltà aliene avrebbero tuttavia lasciato traccia in
alcuni manufatti, dei quali la pietra di Palenque costituirebbe uno degli
esempi più convincenti.
Nonostante l'aspetto dell'immagine tombale, in sé
piuttosto sorprendente, von Däniken si ferma però all'interpretazione che
deriva dalle prime sensazioni, tralasciando di approfondire aspetti decisivi
fra cui - ad esempio - l'abbigliamento del "pilota", non certo adatto
a un volo spaziale. Ma soprattutto altri studiosi, fra cui l'archeologo
statunitense William H. Stiebing, documentano come nella stessa località di
Palenque vi siano diverse pietre tombali Maya (come nel Tempio della Croce e
nel Tempio della Croce Fronzuta) sulle quali compaiono simboli che si ritrovano
anche nell'immagine del cosiddetto astronauta. Nel contesto dell'arte Maya,
tali figure rappresentano il "Mostro della Terra" (un guardiano degli
inferi), scambiato per la parte inferiore dell'astronave, un oggetto a forma di
croce (che probabilmente raffigura una pianta di mais) un uccello quetzal (un
simbolo solare ad indicare la sorgente della vita) e altro ancora.
2.11 Gli Aztechi e il Serpente
piumato.
Figura 20
Quetzacoatl in una raffigurazione dell'epoca
Gli Aztechi furono una delle grandi civiltà
precolombiane, la più florida e viva
al momento del contatto con gli Spagnoli. Si svilupparono nella regione
mesoamericana dell'attuale Messico dal secolo XIVal XVI.
Svilupparono la propria civiltà, acquisendo un ruolo
di primo piano in America Centrale, proprio quando cominciava il declino dei
maya.
La parola Azteco nella lingua nativa degli aztechi,
(il nahuatl), vuol dire colui che proviede da Aztlan regione
leggendaria del Messico del nord
Gli Aztechi si riferivano a loro stessi
come Mexica o Tenochca: l'uso del termine "aztechi" si
riferisce genericamente a tutte quella accomunate da tradizioni, abitudini,
religione e lingua.
Secondo la mitologia azteca, i mexicas partirono da Aztlan per giungere dopo
una lunga peregrinazione nel lago Texcoco. Assoggettando tutte le popolazioni
locali.
Fu l'ultima tribù arrivata lì di
sette nahuatlacas (di lingua nahuatl). Il loro dio aveva predetto che
un giorno essi avrebbero visto un'aquila sopra
un cactus e
in quel punto avrebbero fondato la loro città.
Così avvenne e, dopo molti anni, i mexicas gettarono
le fondamenta della loro capitale, Tenochtitlàn,
su un isolotto nel lago Texcoco. Oggi il lago è ormai prosciugato da anni,
Tenochtitlàn è diventata Città del Messico ma l'aquila della profezia è rimasta al centro
della bandiera messicana.
La leggenda non si discosta tanto dalla realtà: i
mexica arrivarono nei pressi del lago Texcoco alla ricerca più accogliente
dell'arido nord messicano. Poveri e non bene accetti da parte degli abitanti,
riuscirono comunque a stabilirsi accettando ed assimilando la loro cultura, al
punto che per loro il termine Toltecayotl divenne sinonimo
di cultura.
Nel 1325 fondarono la
possente città Tenochtitlàn e riuscirono a svilupparsi seppur sotto il dominio
di Azcapotzalco, che servivano come mercenari. Assunsero così un'impronta
militare che li portò a sopraffare Azcapotzalco e a sottomettere
progressivamente diverse tribù, in un crescendo che vide la nascita del più
grande impero che fosse mai esistito nel centroamerica.
Gli Aztechi cercarono di incorporare la cultura e le
divinità delle civilizzazioni più avanzate che avevano trovato al loro arrivo
con quelle delle civiltà più antiche, come quella dei Toltechi. Da
questa fusione nacquero Tlaloc, Tezcatlipoca e Quetzalcoatl.
Non v'è dubbio che alcuni capi aztechi, come Tlacaelel,
modificarono la storia per poter portare le proprie divinità tribali, Huitzilopochtli,
allo stesso livello della maggior parte delle divinità nahua.
Man mano che gli Aztechi cominciarono a conquistare
altri popoli, furono accettati nuovi dei e le loro storie vennero intrecciate a
quelle delle divinità che già veneravano.
L'arte azteca in ogni sua manifestazione appare
legata, più che a esigenze estetiche, a motivazioni religiose. La scultura, di
aspetto monumentale anche quando è di piccole dimensioni, tende a effetti
drammatici nella rappresentazione delle divinità, mentre i rilievi zoomorfi e
le figure umane sono resi con acuto realismo. Numerosi gli oggetti legati al
rito del sacrificio umano, come urne cinerarie e coltelli in ossidiana; vastissima
anche la produzione di oreficeria, quasi scomparsa con la conquista spagnola.
Le piramidi
azteche di Teotihuacan sono le più belle e le più imponenti del mondo.
Innanzitutto perchè sono luoghi di culto diversi dalle piramidi d'Egitto: non
sono dei mausolei ma dei luoghi in cui venivano celebrati riti e sacrifici cui
assistevano folle di adoratori. Gli Aztechi avevano creato questo incredibile
luogo di culto, in cui sono presenti decine di piccole piramidi e soprattutto
le due grandissime piramidi del sole e della luna, così' imponenti da riempire
completamente l'orizzonte. Si sale in cima alle piramidi attraverso quattro
scalinate, posizionate agli spigoli, orientati verso i punti cardinali.
La vita dell'individuo e della società degli Aztechi
era basata sulla religione.
Gli Aztechi erano politeisti.
Molto importante era il Dio Quetzalcoatl,
leggendario re Tolteco considerato padre della civiltà e colui che
aveva introdotto numerose innovazioni sociali.
Secondo la leggenda Quetzalcoatl sarebbe migrato
dalla Mesoamerica a bordo di una nave con la promessa di tornare a
guidare i popoli della zona dopo un certo lasso di tempo. Quetzalcoatl era
raffigurato con la barba che gli copriva il volto, cosa questa alquanto strana
per i popoli
della zona che in genere erano
completamente glabri sul viso e con la pelle bianca, cosa questa che secondo
molti storici avrebbe indotto Motecuhzoma II a
pensare che Hernán Cortés fosse il Dio al suo ritorno in patria e a non
attaccare subito i conquistadores.
Secondo la Mitologia azteca Quetzalcoatl era contrario ai sacrifici umani e
durante le feste in suo onore non avvenivano sacrifici umani. Spesso
Quetzalcoatl veniva messo in contrapposizione con il Dio Tezcatlipoca che
rappresentava il suo gemello e il suo opposto.
Il dio nazionale degli Aztechi era Huitzilopochtli,
nome che significa letteralmente "colibrì del Sud", che era dio della
guerra e del sole. Originariamente di poca importanza nella cultura nahuatl, con
il passare del tempo divenne sempre più importante, fino a diventare la
divinità principale della religione Azteca. In suo nome venivano celebrati
sacrifici umani e feste soprattutto nel mese di Panquetzaliztli (dal 7 al 26 dicembre).
Ma è la figura
del dio Quetzalcoatl che suscita notevole attenzione e curiosità da parte
studiosi e ricercatori.
Secondo le diverse leggende, che variavano a
seconda della località e della tribù in cui veniva adorato, Quetzalcoatl
avrebbe donato il grano agli indios, insegnato ad usare il fuoco e fornito le
basi di tutte le loro conoscenze. Quando andò via, scomparendo in mare, (anche
se alcune tribù parlano che spar in cielo), promise di far ritorno per
governare quelle terre.
Quetzalcoatl,
il serpente piumato, era il dio della
civiltà e
della tolleranza, costretto all'esilio da Tezcatlipoca, ma destinato a tornare dall'Est.
della tolleranza, costretto all'esilio da Tezcatlipoca, ma destinato a tornare dall'Est.
E nello straniero bianco di pelle e dalla lunga barba
che si chiamava Cortés l'imperatore Montezuma credette, inizialmente di
riconoscere proprio il divino Quetzalcoatl consegnandogli il proprio impero.
Quetzalcoat era stato un grande benefattore che molto
tempo prima, per colpa del dio della guerra, era stato costretto ad andarsene e
a lasciare la terra agli Aztechi. Con un gruppo di seguaci se ne era andato
nello Yucatan, per poi spostarsi ancora più a oriente; aveva promesso, però,
che sarebbe tornato nel giorno dell’anniversario della sua nascita, nel
cosiddetto “anno del ritorno” (che secondo il calendario ciclico azteco si
ripete ogni 52 anni). Per il calendario cristiano gli anni possibili erano il
1363, il 1415, il 1467 e il 1519, proprio l’anno in cui Cortès era apparso da
est ai confini del territorio azteco. Munito di barba ed elmetto come
Quetzalcoatl (secondo alcuni anche il dio era di pelle chiara), sembrava
proprio che Cortès fosse il compimento delle loro profezie.
Questo Dio creò dapprima il cielo e la terra; poi, con
dell’argilla, diede forma a un uomo e una donna, ma questi non durarono a
lungo. Dopo molti tentativi, una coppia di esseri umani venne creata con cenere
e metallo, e da essa ebbe inizio il popolamento del mondo. A un certo punto,
però, tutto venne distrutto da un immane diluvio, che travolse per un anno e un
giorno tutto e tutti a eccezione di un sacerdote (Nene) e di sua moglie (Tata),
i quali, portando con sé semi di piante e animali, trovarono scampo a bordo di
un’imbarcazione. Come non trovare in queste tradizioni precolombiane un
parallelo con l’Antico Testamento e i miti sumerici?
Come molti popoli di quel tempo e di quelle terre gli
aztechi credevano che vi fu un tempo antico in cui gli dei scesero dalle stelle
per creare ed insegnare agli uomini.
Molte leggende locali infatti parlavano di
Quetzalcoatl, il dio che anticamente insegnò ai loro antenati i rudimenti della
civiltà (scrittura, semina, riti) e che quando andò via che un giorno sarebbe
tornato. E Quetzalcoatl doveva somigliare davvero agli uomini di Cortés: era
barbuto, aveva la pelle bianca ed era rivestito da un’armatura brillante color
argento
Numerosi sono stati gli studiosi che approfondendo
alcune di queste leggende sulla creazione hanno travato un nesso con alcune
teorie ufologiche in primis quella degli antichi astronauti.
È un dato statistico che i testimoni di incontri ravvicinati
con alieni (siano essi Grigi, Nordici o EBE) nel 50% dei casi affermano che gli
extraterrestri indossavano una tuta argentea simile a metallo leggero. Era
questo il vero aspetto di Quetzalcoatl?
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